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L'Orco di John Gardner: l'ineluttabile essenza della progenie di Caino

L'Orco di John Gardner: l'ineluttabile essenza della progenie di Caino
di Fabrizio Comerci

(17 ottobre 2008) L'Orco di John Gardner: crudele per esclusione, diverso per natura e fatalità, asociale per definizione, perdente per equilibrio epico, solo per costituzione. Insomma: uno di noi. Questa è la storia del Mostro secondo se medesimo

Per chi avesse avuto modo di leggere il Beowulf, poema epico dall'incerta datazione (VII secolo ?), L'Orco di John Gardner è un'opera che non può mancare. Soprattutto per chi, nel leggerlo, avesse provato fastidio per l'arroganza dell'eroe protagonista; per chi fosse rimasto indifferente davanti alla sicumera bulla dell'invitto e avesse tirato un sospiro di sollievo nella conclusione tragica dell'ultima vittoria.


Per tutti gli altri, basterà dire che la linea del poema, nelle sue linee base, è archetipica:


«Un ragazzo straordinariamente forte si mette per mare con l'idea di andare a sbarazzare la reggia di un altro paese da un Orco devastatore e assassino. È poi costretto a combattere pericolosamente anche la madre dell'Orco. Lo stesso ragazzo, diventato vecchio re, parte molto più tardi (ugualmente da solo) per affrontare un drago di fuoco e strappargli un prodigioso tesoro. Tanto lui che il drago muoiono nell'impresa, e il tesoro finisce per non servire a nessuno.»


(Ludovica Koch - Introduzione a Beowulf, Einaudi Tascabili 1997)


La solita vecchia favola. Ma, come si sarà capito, nell'opera di Gardner la sentiremo raccontata dalla 'parte sbagliata'. E, paradossalmente, è quest'ultima la prospettiva con la quale sarà più facile immedesimarsi. Il punto di vista che sarà capace di avvincere come pochi libri riescono a fare.


L'Orco ha un nome, si chiama Grendel, e narra in prima persona con un flusso di coscienza che analizza con profondità, distacco e amaro sarcasmo se stesso, le proprie reazioni e il contesto. Il comportamento, però, rimane quello di una bestia sanguinaria di cui capiamo le ragioni. Sono le ragioni dell'escluso frustrato dall'ottusità di chi odia poiché ha paura di ciò che non conosce.


«Sono questi i faticosi ricordi di un cacciatore d'ombre, di un ramingo, d'un vagabondo ai confini del mondo (...) Prigioniero dell'implacabile progressione di luna e stelle.»


I ricordi di un essere solo, che cresce in una caverna isolata, ipogea, ai limiti dell'esplorato. La madre come pura essenza elementare di bestialità, che grugnisce e ama come farebbe una scrofa, pronta al richiamo del cucciolo in pericolo. Per il resto, la gente di Caino che popola la tana, i reietti consanguinei di Grendel, sono solo delle ombre più scure tra le ombre della grotta, forme senza senso nelle cavità dell'antro. Poi c'è l'incontro con gli uomini:


«Erano piccole, quelle creature, con occhi vacui e visi grigiastri eppure, in un certo senso, assomigliavano a noi, però erano ridicoli e allo stesso tempo misteriosamente irritanti, come dei ratti. I loro movimenti erano legnosi e regolari, diretti dalla logica. Avevano mani ossute e ignude che muovevano a scatti.»


Ma quando Grendel tenta di comunicare, gli uomini si spaventano e lo attaccano. “Il mondo mi resiste e io resisto al mondo”. E, così comincia la sua 'guerra idiota' e ostinata contro la società durante la quale avrà modo d'incontrare Beowulf, la mano del destino, lo stupido fondamentalista del proprio ruolo. E la guerra finisce: “Il povero Grendel ha avuto un incidente - dice l'Orco morendo - Auguro altrettanto a tutti voi”. Si potrebbe pensare che il mostro rappresenti un elemento anarchico che sfugge a ogni schema. Forse, però, non è così. Almeno stando all'insegnamento paternalistico del drago:


«- Ah, Grendel! - disse. In quell'istante parve perfino provare pietà. - Tu li migliori, ragazzo mio! Non te ne rendi conto? Li stimoli! Li costringi a pensare e pianificare (...) Tu sei, per così dire, il presente bruto attraverso cui imparano a definirsi.»


Se non ci fosse un mostro che ne minaccia i confini, cosa ne sarebbe della società?


L'Orco di John Gardner (titolo originale 'Grendel', 1971) è stato pubblicato da Einaudi.


'È stato' perché, purtroppo, non viene più stampato.


Un'opera di sicuro rilievo che, almeno nella versione italiana (ottimo lavoro di Rossella Bernascone), è in via d'estinzione.


Se ne trovano ancora poche copie nel circuito dei Remainders. Chi non ha problemi con la lingua inglese, può leggerlo grazie alle stampe dell'americana Vintage Books USA.


John Champlin Gardner Jr., pressoché sconosciuto in Italia, è stato autore di vari romanzi, racconti e saggi, ma anche insegnante di scrittura creativa e di letteratura medievale.


Personaggio ideologicamente controverso, che forse ha saputo trovare fin troppe affinità con l'Orco di cui narra, morì a 49 anni in un incidente motociclistico.

17 ottobre 2008
Approfondimenti

Grendel, l'Orco di John Gardner


Copertina del libro


Grendel, l'Orco di John Gardner


(edizione della Vintage Books USA)


 


Copertina de L'Orco di John Gardner (edizione Einaudi)


 Copertina de


L'Orco di John Gardner


(edizione Einaudi)


 


John Champlin Gardner Jr. (biografia)


 


Audiobook in inglese


Grendel (L'Orco) di John Gardner


 


 

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