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L'ira di Steinbeck

L'ira di Steinbeck

L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna
della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio

Apocalisse 14:19
(14 ottobre 2009) Raggomitolati. Attorcigliati. Ammassati.
Tra il calore corporeo fatto di membra, il battito degli organi è il rumore primordiale della vita. Corpi stretti come in un groviglio di fibre e muscoli palpitanti. L'unione è vita. Nell'indistinto gruppo – households - l'umanità è una somma di singoli corpi dai confini indistinti. L'unità da difendere a costo della perdita. Il bene attraverso cui si conserva il respiro. Siamo nel gomitolo di corpi, sopra, sotto o accanto ad essi. Siamo nel posto in cui tutto si crea. E si protegge.

Siamo in The Grapes of Wrath e non è più tempo per guardarsi dentro.
Il dentro, adesso, è un'intimità a cui non abbiamo più diritto


Working Days, autobiografia di chimera americana del benessere mostra il lato più doloroso del mito delle terra promessa. Una decostruzione pezzo a pezzo delle identità dei milioni di contadini messi in ginocchio dalla Tom Joad, è anche il volto familiare dell'epopea di quei Route 66 e che dall'Oklahoma attraverso Texas, New Mexico e Arizona raggiunsero la California, immaginando un sogno. Migliaia di contadini huddled – raggomitolati – e schivi si trascinarono in gruppi sempre più numerosi verso un futuro da reinventare. Scritta in meno di 100 giorni, questa storia epica è l'evoluzione involvente del concetto di famiglia nel suo viaggio verso il futuro ed è una storia di confini, steccati. The fences. Nessuno dei personaggi ha niente di suo, oltre all'appartenenza al gruppo. Unione e mediazione con l'esterno. Gli steccati tra le fattorie sono soprattutto luoghi linguistici, limiti psicologici di confine. Ricordano ad ognuno di essere vivo attraverso l'identità familiare. Conservazione. Così quando gli steccati cadono la famiglia perde identità. L'huddled, il raggomitolarsi, non è servito. La vegetazione, la polvere, l'acqua, invadono l'intimismo familiare. Lo sconfiggono.



La potenza centripeta della famiglia finisce col collassare su se stessa verso un nucleo di conservazione animalesca che si riduce all'egoismo puro, individuale. Cellulare. Eppure, nell'incontro con altre famiglie, nella rabbia dei poveri che sognano, si ristabilisce la bellezza altruistica del dare, dell'aprirsi, attraverso l'atto massimo di solidarietà fatto verso un estraneo. Un outsider. Il fuori così temuto. Nelle ultime righe del libro, Rosasharn, la nuora dei Joad che ha appena perso il suo bambino, allatta un estraneo che sta morendo di fame. Lei – huddled - raggomitolata nel corpo stanco e dolorante, distrutta dalla perdita, apre il gruppo col gesto di sciogliersi dal suo stare stretta a se stessa. Nel gesto del dare incondizionatamente. I temi della sconfitta diventano i simboli totemici di un mondo doloroso che Steinbeck imparò dalle grandezza delle pagine di Melville.



Da qui nasceranno i grandi autori dell'epica della strada e delle sconfitte: John Ford. Nel 2007 David Scott rileggerà ancora Tom Joad per il cinema. Siamo dietro agli steccati. Guardiamo verso l'orizzonte. Polvere fra i capelli. Futuro negli occhi.



di Veronica Turiello





Il frontespizio di Furore alla sua prima edizione italiana


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