Dal punto di vista più propriamente thriller, anche se vi si ritrovano schemi noti e già ampiamente collaudati, essi sono ben sfruttati e ne risulta così un romanzo solido, piacevole da leggere, con una trama ben costruita, un corretto equilibrio tra pensiero, azione e colpi di scena ed in grado di conquistare il lettore fino all’ultima pagina. Oltre la sua collocazione narrativa, il thriller appunto, questo romanzo si distingue, e si apprezza, per la lucida e realistica descrizione dei luoghi e delle atmosfere, ma soprattutto delle persone e dei loro stati d’animo. Troviamo così una pressoché impeccabile caratterizzazione dei personaggi e dei loro moti interiori, riuscendo ad indovinare dietro ai dialoghi angosce, dubbi, disillusioni, così come fanatismo, crudeltà, odio.
Un uomo fortemente integrato nell’ingranaggio dello Stato, con una fede incrollabile nello Stato, la cui professione è quella di indagare possibili attività “rivoluzionarie” per conto dell’MGB (precursore del KGB) si imbatte nell’omicidio di un bambino, ucciso in modo crudele e senza apparente motivo, se non la follia. Mentre la sua carriera e la sua stessa vita, l’una necessariamente connessa all’altra, vengono minacciate da rapidi capovolgimenti di fortune, gli omicidi cominciano a diventare ricorrenti. Ma in una società modello, in cui ogni uomo ed ogni donna sono grandi lavoratori fedeli allo Stato o sono dei rivoluzionari al soldo dei capitalisti occidentali, il delitto che non miri a danneggiare lo Stato non è concepito. Di più: una società così equa e perfetta
non può generare un serial killer. Ogni dato che possa far emergere questa verità deve essere insabbiato; ogni persona che si ostini a leggere autonomamente gli eventi deve essere perseguitata e distrutta, perché nemica. Così, proprio chi conosce ed applica con devozione i metodi dello Stato, si troverà a dover scegliere tra diventare proprio lui ciò che ha sempre combattuto o lasciare che un folle agisca indisturbato massacrando bambini innocenti.
Dentro la storia dell’inseguimento di un serial killer c’è la storia di una redenzione che passa, deve passare, attraverso umiliazioni e sofferenze, verità che diventano menzogne e menzogne che diventano verità. La domanda che emerge sempre più dirompente, nel
lettore, senza che mai nessuno la ponga a se stesso o ad altri esplicitamente è: come si può vivere una vita il cui unico scopo è quello di non lasciare traccia di sé, non lasciare una storia personale, utilizzando il completo anonimato e l’indifferenza del prossimo come un mezzo di sopravvivenza? Alla
luce di questa domanda, il protagonista vivrà la più radicale trasformazione di sé e dei rapporti con l’unica persona, la moglie, che necessariamente dovrà restargli accanto fino alla fine.
Il bianco dell’assenza di ricordi si sovrappone col bianco gelido delle steppe siberiane e la neve cade nascondendo ogni
memoria ed ogni traccia. Da leggere.
Carmelo Primiceri