Necessariamente quello scossone dovrà arrivare dal basso, per ricordare alla classe politica che il nostro Stato di diritto è un risultato ottenuto con lacrime e sangue, con enormi sacrifici e con battaglie anche di singoli individui, che si sono spesi interamente per una causa, pagandone di persona il prezzo pieno. Tutte quelle battaglie, tutte quelle lacrime sono ora nero su bianco nella nostra Costituzione. Una Costituzione che sarebbe già un atto rivoluzionario semplicemente applicare. Si perché si discute troppo di come cambiarla, ma ci si dimentica spesso che ancora sotto molti aspetti non è stata affatto rispettata, anzi, potremmo a pieno titolo dire che è stata oltraggiata ed infangata.
Pochi capiscono il motivo di questa fretta nel volerla modificare, pochi comprendono il senso di questo cambiamento divenuto così urgente. La nostra Costituzione ha ispirato quelle di molti altri Stati nel mondo, ma per alcuni ha un difetto: è ispirata a principi di uguaglianza e solidarietà, si fonda sui diritti fondamentali, che per di più definisce inalienabili … tutte cose che non vanno d’accordo con la deriva “mercatocratica” verso cui l’Europa (ma si potrebbe dire il Mondo intero) sta navigando a vele spiegate. Alle agenzie di rating, agli organismi finanziari sovranazionali, a chi gestisce e manipola il debito degli Stati questo modello di costituzione non va giù, è un ostacolo a quel processo che sempre più sta assumendo i contorni di un progetto per il progressivo svilimento della persona.
Quello lanciato da Rodotà e dai cofirmatari del suo appello, Gustavo Zagrebelsky, Maurizio Landini, Don Luigi Ciotti e Lorenza Carlassare, è un vero e proprio allarme rosso. La gravità del momento, però, non è dovuta tanto all’occasione in sé, ovvero cercare di fermare questo iniquo tentativo di scardinare la Costituzione. Sarà la risposta degli italiani a farci capire quanto è grave la situazione, è con la misura della partecipazione che quel giorno diventerà la “cartina al tornasole” del coraggio di un popolo. Si perché qui, ora, è in gioco non solo la nostra sovranità popolare ma anche e soprattutto la nostra capacita di “essere” popolo, di reagire alle minacce che arrivano da chi pretende di governarci senza più sentirsi in dovere di ascoltarci. Gli italiani devono ritrovare il coraggio di fare politica, di intervenire, prendere posizione, mostrare personalità … tutto quello che la politica non sa più fare, per usare ancora una volta le parole di Stefano Rodotà.