E in questo disco, il numero 2 (uscito naturalmente dopo il numero 3, perché il tempo del pensiero può essere diverso da quello della realizzazione), ci racconta di intime rappresentazioni, interpretazioni di vecchi motivi ricantati nell’aria fresca del pomeriggio, un’antica dimensione dell’essere, custode della nostra solitudine, fatta di momenti unici per ripensare all’amore.
Fiori freschi, spezzati, e fiori appassiti, petali caduti giù in un colpo d’aria ancora gelido, e profumo intenso nella nostra stanza, con le finestre appena aperte alla
luce e quella porta dietro invece, socchiusa…ché è il confine con il passato.
“Tutto l‘universo obbedisce all’amore” (inedito) è il primo pezzo ad aprire questo
album di foto, questo diario segreto che ci fa riinnamorare ogni volta di ciò che è passeggero, di ciò che va e noi inseguiamo. E ci racconta di momenti, con la voce sensuale di Carmen Consoli: «…rara la vita in due, fatta di lievi gesti, e affetti di giornata, consistenti o no, bisogna muoversi come ospiti, pieni di premure, con delicata attenzione, per non disturbare…ed è in certi sguardi che si vede l’infinito…».
Tutto in un sorso fino al secondo pezzo…“Era d’estate” di Sergio Endrigo, dove “era”, già ci dice tutto di noi: «era d’estate, e tu eri con me, era d’estate, tanto tempo fa, ora per ora noi vivevamo giorni e notti felici, senza domani…».
Il terzo pezzo ha una magia tutta sua, forse perché lo sentivamo cantato dalle nostre mamme,
“E più ti amo” di Alain Barrière (che Battiato registrò nel ’64, la sua prima canzone come il primo amore): «…più vedo te, più ascolto te e più ti amo, ogni parola che dici t’amo un po’ di più,
parole che sono per te sempre le stesse, ed io lo so che parlerai sempre così…». Commovente e leggero.
Seguono una frizzante “It’s five o’ clock” e la melanconica “Del suo veloce volo”, per riavere indietro, con la delicata voce di Antony, una persona cara «…e chissà dove sarai amico, ripensandoti ti rivedo in me, la visione che avevi dell’amore, la tua ironia, e chissà dove sarai. Spesso da ragazzi passavamo insieme sere inutili, e fu in un giorno di festa per gioco, lo so, io lo so, lessi nella tua mano, vidi sulla tua mano la tua fine. E così oggi dalla mia memoria scelgo il meglio della vita e del suo veloce volo…» .
Poi le raffinate melodie francesi che arrivano e si perdono con il vento “Et maintenant” e “Il venait d’avoir 18 ans”, attraverso le composte e aristocratiche, inglesi, “Sitting on the dock of the bay” con la bella voce di Anne Ducros (una delle altre voci ospiti insieme a Giuni Russo, Iuri Camisasca e Sepideh Raissadat) e “Bridge over troubled water”.
Allo stesso modo raffinata, ma stavolta anche struggente “Il carmelo di Echt”: «…ai confini della realtà…dentro la clausura qualcuno che passava selezionava gli angeli…gli ebrei non sono uomini»
Per finire, le drammatiche “La musica
muore” e “L’addio” (scritta per Giuni Russo) a chiudere la trilogia di Fleurs, questa mini discografia di autori del passato sentiti e accarezzati dal cantautore…come fiori.
«Con la fine dell’estate, come in un romanzo l’eroina visse veramente prigioniera. Con te, dietro la finestra, guardavamo le rondini sfrecciare in alto in verticale, ogni tanto un aquilone nell’aria curva dava obliquità a quel tempo che lascia andare via…gli idrogeni nel mare dell’oblio, da una crepa sulla porta ti spiavo nella stanza, un profumo invase l’anima…» e il profumo...invade l’anima.
di Chiara Merlo