Ogni 8 ore un uomo muore lavorando. Hai appena perso un minuto. Tra 7 ore e 59 minuti un altro morto cadrà sul selciato. Le mani sporche di polvere. Ogni 53 minuti un uomo subisce un incidente sul lavoro che lo lascerà permanentemente invalido. Hai appena perso un minuto. Fra 52 minuti esatti qualcuno non camminerà più. O perderà la sua mano. O la vista. O si ammalerà. Morirà lentamente tra qualche mese o anno, forse soffrendo. Di sicuro lo farà in silenzio. Grazie a te. Grazie a tutti. Ogni giorno, in Italia sono ben 2500 gli incidenti sul lavoro. Un dato bellico: nel 2006 l'Italia ha visto morire 1302 lavoratori. Nello stesso anno In Francia ci sono state 537 vittime e nel Regno Unito 241. Articolo 1 L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul LAVORO Principi Fondamentali della Costituzione Sono stati 1302 i morti sul lavoro nell'anno 2006. Sono stati 1210, nel 2007. 1060 nell'anno 2008. Sono già 110 i morti sul lavoro alla data del 17 marzo del 2009. Sono 800.000 gli invalidi del lavoro. Sono 130.000 i superstiti di caduti sul lavoro, fra orfani e vedove. Si muore soprattutto nel nord (Lombardia, Veneto e Piemonte).Perché l'ambito lavorativo nel quale maggiormente si è esposti al rischio di mortalità si svolge qui: edilizia civile e industria manifatturiera, estrazione di minerali e lavorazione di legnami. Seguono l' agricoltura e il settore dei trasporti. La mortalità è molto alta nella popolazione maschile. La popolazione femminile infatti è occupata per lo più nel settore dei servizi, dove il numero degli infortuni è molto più basso. Ben il 92% degli infortuni mortali colpisce, senza distinzione di genere, lavoratori al di sotto di 50 anni.Dal 2004 abbiamo assistito ad un aumento della mortalità dei lavoratori stranieri, favorito dall'ingresso nell'Unione Europea di una serie di paesi (Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca). Un nuovo incremento si è avuto dopo il 2007 con l'ingresso nella UE di Romania e Bulgaria. I lavoratori rumeni occupano tristemente il primato per il numero di decessi. Viene da chiedersi dove siano le notizie, i titoli sonanti e le campagne politiche. Se ogni giorno i morti sono almeno 3, perché non ricordiamo i loro nomi? Le loro storie? Cosa scriviamo? Di cosa parliamo? " Mi domando che madri avete avuto? Se fossero lì, mentre scrivete il vostro pezzo, conformisti e barocchi o lo passate a redattori rotti ad ogni compromesso, capirebbero chi siete? " (P.P.Pasolini -La Ballata delle Madri-) Silenzi. O vergogne evidenti. Vergognose le misere indennità concesse alle vedove: 700 euro mensili. In attesa dal 2000, dell'adeguamento ISTAT. E la foto di un morto da guardare per sempre dal candore di una lapide. Bianca. L'attenzione ondivaga riservata al fenomeno dai media e dalle istituzioni impedisce non solo una sua conoscenza estesa e reale ma anche un attivismo volto a impedire il suo ripetersi mortale. Come se morire con le mani impolverate fosse una vergogna da celare nel silenzio . E' anche per questo che l'ANMIL, ( Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha scelto la data del 12 ottobre per ricordare le vittime del lavoro. La Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro ha da circa 60 anni il compito di focalizzare l'attenzione sul precariato, sull'utilizzo degli stranieri sui posti di lavoro, sulle prestazioni in “ nero “, sull'inadeguatezza dei controlli e dell'adeguamento fallace alle disposizioni di legge. Otre al ricordo, al dare voce e immagini, nomi e storie ai morti invisibili del lavoro, l'ANMIL cerca ottenere modifiche al Testo Unico a tutela del diritto dei lavoratori e sconfiggere l'abitudine quasi autorizzata al silenzio. Cosa occorre? Occorrono risorse, informazione e formazione per la creazione di una cultura condivisa che garantisca il diritto di lavorare, vivendo. E di vivere lavorando. Sarà morte finché il lavoro avrà veste temporanea e precaria. Finché le discipline a tutela del lavoro non vedranno un inasprirsi delle pene per coloro che non rispettano i protocolli di sicurezza a tutela della vita. Finché non verrà sollecitata una cultura della dignità e del diritto a lavorare senza dover conteggiare ironicamente la MORTE fra le possibilità di carriera. L'eco della Ballata delle Madri di Pasolini dovrebbe invadere le redazioni, le aule del Parlamento e i luoghi in cui si amministra il potere. E le nostre orecchie. L'eco dei nomidei morti sul lavoro è ancora più forte. Che madri avete avuto? Se per voi, la vita di un uomo ha il peso di un pugno di arena arsa al sole…
di Veronica Turiello