A sorpresa arriva il secondo album, appassionato (foto di copertina originale, ma nessuna promozione), e a suo modo ricco di trovate: elaborazioni che scavano ancora nelle grande miniera d’oro del rock degli anni 60/70 (Led Zeppelin,Who, MC5, Beatles), ma le sviluppano attualizzandole secondo una cifra che è già palese per i White Stripes.
La chitarra di Jack White incontra le trovate melodiche e folk dal forte sapore britannico di Benson, per creare pezzi che sanno quasi di jam-session e dove le idee convivono senza complessi.
È così che nascono brani come “Consoler of the Lonely”, segnato inesorabilmente dai riff di White ma supportato da una robusta sezione ritmica (belli i continui cambiamenti di
tempo); “Old Enough”, ricca di richiami folk; l’energica “Hold Up” e l’hard-blues “Top Yourself”, con la chitarra di White sempre protagonista.
Forse qualche pezzo di troppo disturba l’ascolto e rende ridondanti alcune parti, quando si ha l’impressione di perdere per un po’ la bussola, ma non si può non segnalare pezzi come “Five on the Five” e, soprattutto, la bellissima e intensa “Carolina Drama”, ballata rock (grande interpretazione di White), che chiude degnamente un album, forse poco rivoluzionario, ma sicuramente di non poco spessore, che arriva sincero e che non ha paura di far riaffiorare alcuni giganti del passato, ignorando volutamente i tanti artifici che affollano le orecchie della nostra quotidianità.
di Dario Ameruso
Consoler of the lonely (video)