La produzione della World Circuit ha messo insieme un ensemble di musicisti tra cui spiccano Eliades Ochoa alla chitarra, Kasse Mady Diabatè alla voce, Toumani Diabatè alla Kora, Bassekou Kouyate allo 'ngoni, Lassana Diabatè al balafon, uno xilofono africano, Djelimady Tounkara alla chitarra elettrica, e poi...congas, maracas e contrabbasso dei cubani Groupo Patria, per un disco sospeso tra due continenti in cerca del meridiano giusto tra gioco, arte e ironia. Il titolo è quasi un manifesto: “Afrocubism”. La radice del ritmo scomposta tra i mille rivoli della poliritmia africana acquista nuovo vigore con le cadenze latine. La questione sembra non essere solo musicale o privata. Il pezzo d’apertura “Mali-Cuba” sembra riprendere in maniera rilassata il tema di “Guantanamera”, per poi diventare una corrente di ritmo in cui ogni strumento trova la sua collocazione in una sorta di presentazione della band e del disco. Tra i brani, per la maggior parte strumentali, spiccano “Jarabi”, con la kora di Diabatè e la voce a dare intensità ad un brano di matrice africana, e “Nima diyala”, una canzone dal ritmo contagioso, un mix perfetto di nostalgia e allegria tipico del sentire Sudamericano con lo xilofono che scandisce e caratterizza ogni passaggio di tempo. Altri brani meritano segnalazione, tra questi “Karamo”, “Mariama” e il classico “Guantanamera”, quasi improvvisato con una buona dose di 'lentezza'. Alcune composizioni richiamano inevitabilmente lo stile dei Buena Vista Social Club, la sintesi a volte resta in superficie, ma l'atmosfera generale è davvero affascinante, quasi intima, evocativa, per una interattiva session musicale senza frontiere.
di Dario Ameruso
http://www.myspace.com/afrocubism