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A corpo nudo

A corpo nudo

Non si nasce donna, si diventa

(Simone De Beauvoir)


Hanno un corpo da sempre territorio di conquista, tentazione demoniaca, su cui d’altra parte pare le stesse possano contare per guadagnare consenso, ottenere abnegazione. Certo non scongiurando l’offesa o lo svilimento. Il corpo allora, anche per investire concretamente sul proprio futuro, forse non altrimenti così facile.



Questo almeno parrebbe suggerire qualche dichiarazione politica dell'ultima ora a riguardo. E così, socialmente, forse anche culturalmente, sarebbero quelle belle (di bella presenza è detto solo con ipocrisia) a “vincere” su quelle brutte (e/o solamente intelligenti); in particolare in questo periodo storico del nostro paese.



Anche perché quelle belle sono diventate stranamente, tutte, anche intelligenti (mentre non è facile il contrario, nonostante i passi da gigante fatti dalla chirurgia estetica). E quindi sanno usare la “bellezza” per raggiungere con “successo” ogni “scopo”. Bellezza, successo, scopo! Superando ogni (non ovvia, né banale) disquisizione su ciò che è bello e ciò che non lo è, e su ciò che nel tempo diventa brutto e ciò che invece a lungo può farsi addirittura sublime, parliamo di intelligenza: evidentemente minimo comun denominatore necessario per distinguerci intellettualmente come persone.



L’intelligenza come si misura?! In risultati e in obiettivi, in competenza o in relazioni (nel peso che hanno i contatti)? In sapere probabilmente, o in conoscenza? In successo e popolarità? L’intelligenza attualmente viene misurata dai più con la posizione sociale ricoperta. La carriera in definitiva distingue i più intelligenti, almeno dagli ingenui, seguendo come una sorta di teoria evoluzionistica della sopravvivenza il progressivo “individualizzarsi” nella scala sociale con ogni mezzo. Intelligenza perciò come sinonimo di furbizia e cattiveria, scaltrezza e superiorità. E questo in particolare per le donne, generalmente definite anche molto competitive, che usano proprio lo strumento della bellezza (intelligentemente) per riuscire nella vita e nei rapporti, compiacendosi del risultato.



E mentre in natura per sopravvivere i maschi, i più forti, sono costretti ad affidarsi alle femmine per la continuazione della specie, in questa società contemporanea le “femmine” (non a caso biologicamente sempre più sterili), pur di continuare ad avere un ruolo, devono comunque fisicamente assoggettarsi ai maschi che non avendo però alcuna voglia di continuità, sperimentano con successo, da cinquant’anni ormai, la conservazione, condita di subdoli ripetitivi piaceri nascosti...belle donne per la vita notturna alle quali affidare per compenso solo qualche incarico di rappresentanza. Senza il piacere, del resto, il potere è davvero noioso.



E per questo non c’è alcun imbarazzo che siano rossetto e tacchi alti a fare della donna, quanto meno comunicata, il modello aggressivo e accattivante, secco e avvizzito che piace tanto. Anche alle donne, che con leggerezza, senza passione, scambiano il corpo, vuoto o svuotato di intensità, con status e ricchezza. Così prostituirsi non è più deplorevole e ognuno vende quello che ha da vendere, pur di resistere a ogni annullamento. E quando si dice: “anche per gli uomini vale lo stesso”, naturalmente si è ipocriti. Volgarmente.



Non che le donne debbano essere semplicemente delle madri. Si tenta piuttosto di sottolineare che il corpo pareva servisse al genere solo per quella funzione, e in sostanza continua a “servire” ancora, pur trascendendo quella funzione. Ed è così che i percorsi femminili di successo, in particolare della carriera politica, vengono assai di frequente attraversati da donne giovani che sanno semplicemente “divulgare”, promuovere, e che in realtà per essere scelte (dalla politica, appunto, ma non solo) devono essere soltanto molto belle: apparentemente esili e gentili, educatamente vestite e svestite.



Ma queste donne belle sono alla fine soltanto le locandine propagandistiche di squallide fazioni, i partiti. Come uno slogan la bionda “gatta morta” o la bruna assai prorompente. Stereotipi immaginifici vecchi e ormai davvero fin troppo abusati. Cinquecento donne, tra hostess e amazzoni, accompagnano Gheddafi a Roma assieme alla sua dittatura, noi compiacenti, e questo mentre in Francia l’abolizione per legge del burqa spinge uomini (estremisti?) a sostenere come ideale il nascondimento del corpo agli altri delle loro mogli. E se le donne vengono ancora lapidate in questo mondo è perché gli uomini teorizzano l’adulterio come offesa terribile alla comunità, e vengono creduti. Per questo noi andiamo avanti consapevoli che il futuro ancora non è libertà...e che non sia ancora il momento per emanciparsi.



di Chiara Merlo


15 settembre 2010
Articolo di
nostoi
Rubrica:
Società


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