Qui, invece, tutto si risolve in dispute da mercato per ogni questione di interesse generale, e di valore costituzionale. Bla, bla, bla...cose dette e ridette senz’anima mentre la massificazione è in atto. Gli organi di stampa si strafocano di soldi pubblici, e non hanno nessuna intenzione di rinunciare a quei finanziamenti, seppure, via, via verranno sempre di più ridotti.
Alla fine anche gli editori, dopo i direttori, verranno presi per la gola, e da chi ha così tanti soldi da permettersi di comprare gli altri (e per questo vorrà in cambio anche il futuro dei loro bambini)...intanto se la prendono con i giornalisti, affamati, umiliandoli e svuotandoli di coraggio, volontà, talento, e rendendoli più precari dei precari. È una strategia. Ed è così che si svende il proprio lavoro. Per mantenere uno status solo apparente di eletti (e di “non letti”).
E la gente non legge, né libri né giornali: non ha il tempo di pensare ai guai dei singoli e neanche di astrarre pensieri, neppure di provare emozioni letterarie. Semmai scrive, dovunque, comunque, lasciando di se stesso ogni virgulto di esistenza dietro avatar sexy e accattivanti.
Alimenta l’immaginifico di fotacce e di “scopate”, raccattate qua e là come i tanti volantini, accumulati nella memoria breve di una giornata. E poi c’è internet che meglio spiega la realtà tridimensionale, con tutte le sue fonti in contraddittorio. Sarà anche dispersivo ed evanescente, ma se cerchi, trovi: notizie, seppure sovrapposte a fumetti, musica ed espressioni culturali, nuove, immagini immediatamente fruibili che vanno al di là di ogni strato della pelle e della percezione.
Cambia il mezzo, cambiano i contenuti, la comunicazione diventa sintesi, ma in libere associazioni capziose. E l’informazione...è un video clip, quello che è il più cliccato da scaricare su you tube.
E perciò non ci si può fermare, niente può rimanere statico, e in questo flat delle idee, in questa fluttuazione delle immagini, tutto diventa ibrido, se non ambiguamente sfumato col nulla.
In questo flusso di dati, straripante, la mente si sottrae, è stanca, le categorie concettuali sono troppe, le prospettive culturali dei logaritmi, la storia dell’uomo: un racconto sempre più fantascentifico pieno di effetti speciali che distorcono.
Poveri giornalisti, quello che scrivono è niente, subito già vecchio, con parole usate come le
puttane, neppure riescono a difendere l’individuo come utopia, o i piccoli gruppi martoriati dalle regole massificanti della società per un’intima idea politica....non servono più a niente...solo a riempire le pagine vuote della loro stessa vita inventata.
di Chiara Merlo