le foto sono di © Valeria Petitto - Agenzia Effeventidue
Apre la splendida ‘Choro pro Zè’. Il Brasile come la geografia di un’anima. Pensiero articolato e melodia affascinante, con la chitarra classica che incanta e un Mirabassi ispirato che subito meraviglia.
La voce di Maria Pia De Vito seguendo il flusso di coscienza inserisce il suo ritmo nel duettare di chitarra e clarinetto, scomponendo col suo cantato/suonato le varie forme che potrebbero sembrare canzoni ‘compiute’, per poi ricomporle nelle note di un più classico omaggio alla tradizione napoletana, inseguendo il punto dove s’interseca l’umore partenopeo a quello di Rio de Janeiro. Gli stessi vicoli dell’emozione. Così è per la traduzione di un pezzo di Chico Buarque o per altri pezzi trascritti dalla lingua carioca. Tra gli altri, non può mancare naturalmente l’omaggio a Jobim.
Seguono altri brani dell’interessantissimo cd ‘Graffiando vento’ del duo Mirabassi/Guinga, tra questi ‘Baiao de Lacan’, ‘Par constante’, ‘Picotado’ e a seguire due pezzi con solo la chitarra e la voce di Guinga molto intensi, quasi austeri, ‘Contenda’ e la bellissima ‘Senhorinha’.
Un caleidoscopio di suoni e culture, una somma di suggestioni, ora popolari, ora colte (molti sono i riferimenti alla musica classica) che stimolano per varietà, intensità, superando ogni recinto di genere, avendo come unico obiettivo quel punto musicale che ogni musicista cerca negli altri e dentro di sé, nell’incontro/scontro tra le note, nelle traiettorie del ritmo e della melodia. Lo zenit incerto, mobile, dov’è racchiusa la bellezza musicale, un flusso che il trio Guinga/Mirabassi/De Vito trattiene e proietta verso un pubblico felice.
di Dario Ameruso