E bisognerebbe capirlo anche con riferimento all’immigrazione clandestina. Considerando che, proprio nelle nostre città, anche i semafori possono diventare pericolosamente dei lager, mentre sugli autobus cittadini di Milano si auspica di riservare dei posti ai milanesi che insofferenti chiedono venga loro riconosciuto questo fondamentale diritto di appartenenza.
Per strada l’idea è che gli stranieri…si debba finalmente trovare un modo per “rispedirli” là da dove sono venuti, o magari non farli venire proprio, fermarli prima ancora che concludano, proprio sulle tristi coste cementificate del Sud, quel loro cammino di disperati. Intanto i flussi della tratta delle donne e del contrabbando degli uomini-lavoro, paradossalmente sopraggiungono lontani dai riflettori opportunamente accesi su Lampedusa…
Molte volte in questi mesi abbiamo potuto verificare che la materia complessa della sicurezza è stata confinata in quelle discussioni politiche, a volte esasperate, altre volte ingiustificate, che sempre però hanno fatto riferimento a programmi
elettorali altrimenti vuoti di intenzioni.
E puntualmente abbiamo visto lievitare, insieme con gli umori fomentati dell’
opinione pubblica, l’allarme che destano in particolare i reati predatori (furti e borseggi) e le aggressioni violente, presuntivamente legate al mondo dell’immigrazione, della non integrazione e del
conflitto.
Proprio Alemanno deve la sua poltrona imperiale a questa sempre più ricorrente "
politicaccia” sulla legittima difesa sociale. E adesso si agita a mezzo giornali nazionali contro SKY per questa sua assillante preoccupazione dovuta ai coltelli che gli adolescenti romani si porterebbero dietro per emulare quei “vecchi” e truci delinquenti della Magliana…solo rappresentati dall’amara e sapiente fiction “Romanzo Criminale”.
Raramente invece abbiamo visto affrontare il tema della criminalità come criminalità sistemica che destabilizza e che rovescia i principi culturali della nostra società. Più allarmante, più sotterranea, anche se in apparenza poco violenta. Più
futuribile nei comportamenti diffusi, agiti e subiti da
ognuno di noi continuamente.
La criminalità economica della mafia (il profitto illecito che diventa investimento, anzi speculazione), quel mostro non riconoscibile che cammina insieme allo sviluppo, o, al contrario, a braccetto con la
crisi, ha già divorato dal suo interno l’ordinamento civile e democratico italiano, e si nasconde e si alimenta sotto il bene placido dei
professionisti, indifferenti, o vigliacchi e viscidi opportunisti.
E in questo clima, ci siamo abituati ad imbrogliare, a essere prepotenti, a prevaricare ingiustamente sui più
fragili. E nessuno ce ne chiede conto. Accusiamo gli
stranieri che invece a fatica vanno avanti più di noi, sopportando piegati le mortificazioni e la diffidenza. E mentre noi ci nutriamo delle loro stesse speranze, di una spietata manovalanza che introduciamo anche nelle nostre stesse case, mentre tratteniamo quel comodo “posto” di lavoro ottenuto chissà come, forse per merito…loro sgobbano
lavorando in nero, contrabbandati dalle organizzazioni che del mare hanno cambiato la sua più antica fortuna.
E così ci troviamo in quel meraviglioso angolo del mondo martoriato dai
soldi che circolano con le rate dell’automobile e che si imbevono di impossibilità e povertà per gli altri, dove il peso del terrore è dato non dalle cause che hanno portato alle barracopoli, ma proprio nel vedere in esse il nostro stesso degrado o pericolo…e siccome ci offendono, diventano inevitabilmente anche il nostro più oscuro e temuto
nemico da sconfiggere.
"Fattallà". Torna da dove sei venuto. Che qui porti solo puzza e paura.
di Chiara Merlo