Urla di donna abusata. Disegni di mani alzate: rami di albero. Gambe abbandonate a intime esternazioni. Sesso agonizzante e facce di uomini striscianti come vermi.
Esecuzioni interiori i corpi a metà, mutilati del cuore e della mente.
Percorsi esistenziali soltanto tratteggiati e già così esaurienti: incubi di realtà metafisiche in forme semplici.
Una grande sala per un piccolo angolo di parete dove è possibile andare e aprire un singolare diario di emozioni: estremo.
L’autrice cecoslovacca che vive a Montreal utilizza schemi di espressione inusuali, strumenti nuovi…
Conosciuta per le sue importanti installazioni (come Flesh Dress o Telecommande), è protagonista dell’arte contemporanea per un idea di
corpo che diventa luogo di riflessione, simbolo femminile di prigione e coartazione.
Forme artistiche che non si possono spiegare o descrivere, forse raccontare, comunque…”Pensare ad alta voce”.
di Chiara Merlo