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Fratto X, Antonio Rezza ad Eclettica Festival 2013 Roma

Fratto X, Antonio Rezza ad Eclettica Festival 2013 Roma
di Dario Ameruso

"l'unico nemico da combattere sei tu, se sei un nemico di valore"
Antonio Rezza
(29 luglio 2013) Il geniale giullare contemporaneo Antonio Rezza, insieme a Flavia Mastrella che cura le scene, riporta sul palcoscenico di Eclettica – Festival Indipendente 2013, lo spettacolo “Fratto X”. Una esuberante macchina della risata al vetriolo. Ora molto fisica, ora festosamente blasfema, sempre al limite del nonsense, densa di deflagrazioni comiche che frantumano prototipi di una realtà costantemente rivoltata.


Ridere o irridere quindi non significa seguire il corso logico della realtà. Ridere significa far confliggere la realtà. Annientarla dal di dentro. Al limite esorcizzarla. Ridere è una sottrazione del terreno comune. Un terreno dove regna la manipolazione arbitraria, la negazione che annienta. Le maschere di Rezza sostano senza ragione in questo limbo. Un interregno dove domina l'oblio della risata. Abnorme. Assurda. Disonesta. Eppure così reale. Una risata che ci ha già seppellito. Ha sottratto punti all'intelligenza consolidata, consegnandoci all'anarchia del gesto, degli umori, al sapore surreale che fu di Petrolini. Una risata che informa quel niente di cui siamo fatti e irrimediabilmente uccide ogni forma mistificatrice. Una X che simboleggia forse le relazioni e le identità perdute. Queste forme depredate dalla semplificazione imperante.



Ma senza nessuna pedanteria. Senza nessuna ricerca del consenso.



L’Habitat di Flavia Mastrella creato con grandi tessuti che vanno a formare una X, cambia e si trasforma, dando una efficace cornice a queste figure quasi subumane in perenne ricerca di senso, identità. Un salto logico illumina il buio in cui sostano queste maschere sospese...l'ironia è l'unica cosa che può salvarle dalla meschinità propria dell'essere umano. Il niente beffardo che sfugge a ogni tipo di narrazione, lascia solo i segni appena accennati di violente frustate contro l’omologazione trionfante. Un vuoto che diventa sottrazione quando Rezza nel personaggio di Mario abbandona la scena e lascia gli spettatori alle proprie proiezioni. Poi paradosso relazionale con la storia di Rita e Rocco. Critica sociale e familiare con l’ansia di Peppe. Apoteosi sul finale quando con uno specchio che funge da scudo per un ipotetico cavaliere ‘contenente’ 3 personaggi, cerca il risveglio del pubblico, il tratto speculare che lo spinge ad affermare che “sono le semplificazioni ad eliminare l’uomo”.



I frammenti di quest’uomo diviso sono tasselli che ognuno deve ricomporre senza rinunciare alla complessità. La leggera e sublime, irresistibile complessità che la coppia Rezza / Mastrella ci riportano ad ogni spettacolo.


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