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BETTYE LAVETTE – Interpretations: The British Rock Songbook

BETTYE LAVETTE – Interpretations: The British Rock Songbook
di Dario Ameruso

Bonnie Raitt "Il dolore non ha mai avuto un suono così particolare"
(24 settembre 2011) Bettye LaVette è un'interprete straordinaria, unica, una voce sorprendente che solo oggi, attraverso progetti musicali azzeccati è riuscita a farsi apprezzare da mercato e critica, nonostante la sua carriera sia iniziata molti anni fa in quella Motown che tanti talenti ha regalato alla storia della musica.

Una vita per il soul, il blues, esperienze che hanno segnato le sue corde vocali, così profonde e intense, così intrise di black music! Insomma, una vera Enciclopedia della musica nera per troppo tempo sottovalutata.

Nell’ultimo progetto musicale, una rivisitazione di classici del rock inglese, disco raffinato e vintage (forse non il migliore tra gli ultimi), il suo lavoro di personalizzazione è davvero interessante. La sua peculiarità vocale, il suo feeling informano ogni brano con risultati a volte davvero notevoli, complice un gruppo di raffinati musicisti tra cui spicca Rob Mathes che ha costruito molti degli arrangiamenti.


Dopo “The Word”, cover dei Beatles dal taglio funk, il magnifico ritmo interiore della LaVette, col suo concentrato di lamento, si mette in moto nella splendida “No Time to Live”.



Sul versante di un funk-rock notturno si muove “Don’t let me be Misunderstood”, mentre un classico degli Zeppelin “All my Love”, brano scritto da Robert Plant in memoria del figlio, viene spogliato di tutti gli orpelli e riportato a una struggente essenzialità.



Ancora Beatles con altri brani, tra cui spicca la cover di Ringo Starr “It don’t come easy” per la buona dose di rock-blues, e poi non poteva mancare un pezzo meno conosciuto degli Stones (Keith Richards ha dichiarato di essere un suo fan!) “Salt of the Earth”.



Coraggiosa l’interpretazione più decisa del disco, cioè la famosissima e quasi irriconoscibile “Wish you were here”, mentre da brividi è la canzone “Night in white satin” dei Moody Blues. Un'orchestra puntuale, intensa, fa da contrappunto a un grido di dolorosa dolcezza che mette in risalto la bellezza e la profondità, il timbro di una voce eccezionale.



Una ballata di Elton John “Don’t let the sun go down on me” è il preludio all’ultimo, forse tra i più preziosi contributi di questo lavoro, il brano degli Who “Love reign o’er me”, registrato dal vivo al Kennedy Center Honors durante un concerto omaggio agli autori di Quadrophenia.  Durante il concerto gli autori davanti all’esibizione della grande artista erano visibilmente commossi.



Infatti il brano, misurato negli arrangiamenti, mette in campo il registro sterminato di una voce  che si muove sempre intimamente tra l’esaltazione e il sentire doloroso.



Bonnie Raitt, una grande artista del blues ha detto in maniera fulminea su di lei: “ Il dolore non ha mai avuto un suono così particolare…”. Tutto vero, chiudete gli occhi e sentirete…


24 settembre 2011
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