Questo comune approccio neohegeliano dell’«essere» (uguale al «dover essere», slogan assai difficile da dimostrare, come da interpretare) autorizzerebbe, in buona sostanza, l’agire senza idealità, senza né prospettive né aspirazioni. E in questo ribaltamento logico, perverso, non sarebbe la realtà a dover assomigliare all’idea, ma l’idea ad adeguarsi il più possibile alla realtà...che intanto è così, e non possiamo farci niente! Se non fosse che Hegel era un idealista!
Chiunque, in questo modo, senza ideali, può trovare la scusa plausibile per avallare comportamenti non proprio etici o non del tutto leciti…cioè purché alla fine si abbia, anche soltanto per sé, un motivato risultato tangibile…per es. il proprio e intoccabile status sociale! In questa direzione: partiti politici che prima erano di sinistra, convinti che le utopie non dovessero più appartenere alla contemporaneità (cioè che continuare a perseverare non fosse proprio una scelta pragmatica), presto hanno adottato sistemi di trasformismo pur di continuare a esserci nei salotti della comunicazione, e i partiti di destra…svalutato ogni profilo di democrazia, e sradicata ogni matrice liberale di appartenenza, hanno (per pragmatismo?) adottato quanto mai rigidi sistemi di convincimento, pur di dimostrare quanto sia meglio, più utile, rimanere aggrappati a regimi conservatori (anche se prevaricatori). Secondo metodi subdolamente persuasivi, aiutati anche dai mass-media, i personaggi pubblici più di spicco (che evidentemente hanno anche il potere di gestire, se non di suggerire, le “migliori” regole per la nostra società, nei Parlamenti, e fuori dai Parlamenti!) hanno ridotto queste teorie, sempre di più, a semplicistici, e purtroppo assai condivisi, slogan di riferimento (a uso dei moralisti e dei qualunquisti). E proprio perché slogan, apparentemente molto più efficaci del pensiero... Meno tasse per tutti, più crescita economica; più federalisti, meno immigrati...le equazioni forzate del targeting!
Proprio secondo questi schemi, a volte solo comunicazionali, tutti possono sentirsi inverosimilmente dei pragmatici (ma non a diritto), solamente condividendo ogni sorta di fattualismo come necessario, dovuto, perché strumentale all’obiettivo, perciò inevitabile. Ma il pragmatismo non cristallizza tutto ciò che faccio, e non approva ogni istintiva finalità, soggettiva o collettiva che sia…il pragmatismo è un metodo, non un’idea politica in senso stretto…e come metodo…può servire anche ideologie che sono sbagliate! Ed è così che abbiamo perso ogni, anche singola, forza contraria al mal costume.
In questo facile contesto di facili opportunità gli idealisti hanno vita breve, e ogni contro-pensiero è solo una sterile e inopportuna, inutile opposizione. Con la realtà che esattamente è per come deve essere, non si potrà mai, realisticamente, trovare un’ipotesi diversa, neanche solo possibile, essa dovrà semplicemente superare ogni verifica dell’utile, e solo per essere efficacemente convincente, solo per reggere fattivamente ogni confronto.