19 settembre 2008
Una strage senza precedenti, che ha lasciato ieri notte una scia di sette morti ammazzati nel cuore del territorio dei Casalesi. Sei extracomunitari uccisi in un agguato a Castelvolturno e un titolare di sala giochi massacrato a Baia Verde. Per le forze dell’ordine i killer, 6-7 uomini secondo le prime testimonianze, erano gli stessi nelle due diverse azioni. gli investigatori e il coordinatore della DDA di Napoli Franco Roberti sono giunti a tale conclusione grazie al ritrovamento di diversi bossoli sulle due scene del delitto, tutti dello stesso calibro.
Il commando è entrato in azione nella sala giochi alle 21 massacrandone il titolare Antonio Celiento, con 20 colpi di mitraglietta, colpevole secondo le prime voci di essere un affiliato del clan “Schiavone”. Venti minuti dopo una vera tempesta di proiettili (più di ottanta bossoli sono stati ritrovati a terra dagli inquirenti) lascia a terra tre ghanesi, un liberiano e un cittadino del Togo. In ospedale le ambulanze accompagnano altri due immigrati ricoverati in gravi condizioni.
Uno dei due, liberiano è morto stamattina in ospedale, mentre l’altro straniero versa in grave condizioni. Un rifiuto davanti ad una richiesta di una tangente supplementare da parte dei Casalesi potrebbe essere il motivo della strage degli extracomunitari. Le prime testimonianze raccolte dalla polizia descrivono una macchina dotata di lampeggiante con quattro persone a bordo che indossavano dei giubbotti antiproiettili dei Carabinieri. Nella nottata, fra Nola e Villa Literno, viene ritrovata un’auto bruciata.
Le indagini si concentrano intanto su tre latitanti dei Casalesi, Alessandro Cirillo, detto 'o sergente' , Giuseppe Setola e Giuseppe Letizia detto 'o zuoppo'; considerati insieme ai boss Antonio Iovine e Michele Zagaria tra i latitanti più pericolosi d’Italia. Secondo gli inquirenti sono loro tre ad aver scatenato il clima di terrore in cui si inscrive questa strage.
"Stiamo riflettendo anche sulla possibilità di usare l'esercito. Quello che è successo è il massimo, ma ci sono stati episodi simili che si sono verificati prima di questo commessi in tranquillità. Siamo di fronte a una emergenza criminale". Con queste parole il prefetto di Caserta Ezio Monaco ha descritto, dopo aver avuto un colloquio telefonico con il capo della Polizia Manganelli, la possibilità di un intervento dell’esercito.
L’autunno si prevede caldo nella lotta alla camorra , anche se l’estate è stata tutto sommato positiva. Innanzitutto grazie al film Gomorra, l’attenzione dell’opinione pubblica è ritornata forte e costante su queste tematiche, ma soprattutto grazie alla sentenza d’appello del processo Spartacus contro il clan dei Casalesi che confermava quasi tutte le condanne ai 31 boss del clan. E dunque, carcere a vita per tutti i boss: i detenuti Francesco Schiavone, soprannominato "Sandokan", e Francesco Bidognetti, per i due superlatitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria, irreperibili dal 1995 e da tempo in cima all' elenco dei ricercati stilato dal Viminale. Massimo della pena anche per Francesco Schiavone del ' 53, cugino e omonimo di "Sandokan", per Giuseppe Caterino, Walter Schiavone. Ergastolo anche nei confronti di Giuseppe Diana, che in primo grado era stato condannato a 9 anni, mentre rispetto al primo processo pena ridotta, dal carcere a vita a 30 anni di reclusione, per Giuseppe Russo soprannominato "Peppe 'o Padrino".
Questa strage oltre ad essere una dimostrazione di forza verso i clan più piccoli che delinquono nel territorio casertano, lo è anche nei confronti dello Stato nel tentativo di dimostrare che la potenza del clan non è scemata con l’arresto di alcuni suoi boss o con la condanna di altri. Una sfida allo Stato, sfida che lo Stato deve assolutamente raccogliere infliggendo qualche duro colpo all’organizzazione casalese, tra le più sanguinarie del dopoguerra.
di Alessandro Omodeo