La sua è una storia particolare. L’ambiente rurale gli sta molto stretto e riversa la sua creatività nella fotografia. Cambia il suo nome e diventa Dis- Farmer, abbandonando il suo antico nome da fattore.
I soggetti delle sue foto sono le persone di questo microcosmo, le gesta quotidiane, la pesca, i volti nel clima della grande Depressione. Oggi i suoi scatti fanno parte della collezione dei maggiori musei di New York.
Il musicista che sonorizza queste straordinarie diapositive dopo parecchi decenni è uno dei chitarristi e compositori più originali del panorama attuale, Bill Frisell.
Chuck Helm, direttore del Wexner Center of the Arts, lo incarica di musicare la mostra fotografica su Farmer e dopo aver viaggiato molto tempo fino a Heber Springs nella sua personale ricerca sonora, produce un lavoro originale, fatto di brevi frammenti sonori, affreschi dal sapore antico ispirati a un America tutta mentale, astratta, come sospesa, dilatata dall’immaginazione.
Il disco in questione “Disfarmer” prodotto nel 2009, parte dalla tradizione per ri-creare una geografia musicale, un'epoca
rurale, ma sviluppa queste intuizioni in maniera assolutamente moderna e con una strumentazione essenziale. Un territorio di frontiera a cavallo tra fusion, country, bluegrass, blues acustico. Il quartetto comprende Greg Leisz alla steel guitar e mandolino, Jenny Sheinmann al violino, Viktor Krauss al basso e naturalmente Frisell alle chitarre.
Ventisei pezzi dal tono discreto, un'unica colonna sonora che evidenzia le capacità di Frisell di fondere musica colta e popolare (“Farmer”, “Natural light”), il genio e l'ironia di ri-creare con tratti essenziali e brevi note intere sequenze di musica tradizionale (vedi i brani “That's alright, Mama”; “Arkansas- part 2”; “Lovesick blues”; “I am not a Farmer”; “Small town”), per un approccio quasi cinematografico (“Disfarmer theme”; “Arkansas”) che libera l'immaginazione nella creazione di paesaggi mentali (l'intensa “Think”).
Presenti anche alcune cover, compresa “I can't help it (if i'm still in love with you)” di Hank Williams.
Un gusto quasi arcano, sottile, soffuso, etereo, che colpisce per qualità immaginifica.
Un lavoro difficile e ricercato, che si lascerebbe sicuramente apprezzare meglio attraverso l'ausilio delle immagini (alcune foto sono presenti nel libretto del cd), ma che resta sicuramente unico, dotato com'è di una cifra stilistica inimitabile che conferma la statura di uno dei musicisti più originali del nostro tempo.
di Dario Ameruso
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