"Lo Stato sono io" (Luigi XIV)
Definire “Governo” l’insieme dei gregari “bipartisan” che occupano i due rami del Parlamento è quantomeno un azzardo. È ovvio pensare che chi sta lì non ha ricevuto altro che il mandato di lavorare per il Paese, con l’obbligo di farlo anche nell’interesse di chi ha votato altro. È noto che essere investiti dalla “sovranità popolare” non basta per impossessarsi di un paese intero, poiché è la Costituzione a impedirlo, realmente.
Ma se le definizioni della lingua suonano semplici ed inequivocabili, la constatazione dei fatti ci dice tutt’altro.
L’Italia di oggi si mantiene dal basso, su fragili stampelle costruite per lo più dalla buona volontà, dalla semplice onestà della gente comune e dal senso del dovere di qualche funzionario locale, di tanti maestri e professori, e delle forze dell’ordine. Il sistema nervoso centrale non dà segnali di attività misurabili, restano attive le funzioni periferiche inconsce. Al decesso cerebrale seguirà quello fisico, ma con comodo.
Più ci si avvicina alla “testa” più l’odore del marciume ci appesta le narici. Constatiamo che quelle tremolanti stampelle devono anche sopportare il peso di vizi e stravizi della classe dirigente (o digerente) italiana e non si riesce a fare a meno di pensare a tutta la casta politica, economica e, perché no, anche religiosa, come ad un unico calderone, in cui (storia vecchia) l’attaccamento a denaro, poltrone e privilegi rende ciechi e sordi verso le esigenze della popolazione, ricoprendo con uno spesso strato di viltà, meschineria ed indifferenza quel po’ di senso civico che restava.
E l’opposizione? Come sopra. Anche loro sono "Governo", ma sembra che non lo sappiano. Anche loro possono cambiare le sorti di un provvedimento iniquo (basterebbe stare in aula, vigili e determinati, ed utilizzare gli strumenti democratici previsti), ma non ne hanno voglia. Per di più qualcuno ancora crede che con questa maggioranza si possa dialogare, che esista davvero un accanimento giustizialista nei confronti del Premier, che l’antiberlusconismo sia una pratica controproducente e pericolosa… verrebbe quasi di interpretare questo atteggiamento come la buona fede di un perfetto idiota, qualcuno che non ricorda più dove ha lasciato gli occhi e le orecchie negli ultimi 16 anni. Ma poiché idioti non sono, questi signori, non resta che concludere che a loro sta bene così. Sottomessi, ricompensati e contenti. Come sopra. E proprio quando ogni speranza sembra svanire… colpo di scena! Complice la calura di agosto, la Provvidenza, o qualche forza oscura proveniente da un’altra galassia, ad un certo punto un piccolo drappello di uomini e donne della maggioranza decide di fare tutto da sé, proclamando a gran voce la verità rivelata: che Berlusconi non ha nessuna politica e nessuna idea, ma solo interessi. E qualche ipocrita dell’ultima ora alza timidamente la testa dicendo “…ma cosa ci facciamo qui? …ma da che parte stiamo?”, avendo forse ravvisato qualcosa di diverso nell’aria, un vento nuovo a favore del quale flettersi. Dopo i “papi”, le good company e le bad company, le caste, le cricche, la P2, la P3, la politica del cucù, la protezione incivile, il regime, le leggi ad aziendam, la Costituzione ad personam, il killeraggio mediatico e la distrazione di massa, constatato che in Italia non c’è più nessuno che sappia fare le addizioni, è tempo per la maggioranza di implodere, in modo teatrale e con toni da sceneggiata napoletana, per essere sicuri che tutti ma proprio tutti capiscano. Ma capiranno?
di Carmelo Primiceri