Atipico infatti è l’approccio live lontano dai cliché dell’improvvisazione più prevedibile. Apre il concerto “Canzone per Iachi”, un pezzo dal ritmo sincopato, scomposto, per poi proseguire con la splendida “Notturno per Olivia”, dove il contrabbasso vibrante di Tommaso (fondatore degli storici Perigeo, e con invidiabile curriculum) la fa da padrona, in un brano magistralmente composto e arrangiato, fortemente lirico, dilatato nell’atmosfera e con echi di musica classica.
Una corrente di ritmo guida “Notturno per Roberto”, naturalmente dedicata a Gatto che è il vero protagonista di un pezzo che colpisce per la sua singolarità. Infatti il batterista, modestamente a suo agio in ogni contesto, riesce col suo talento a sottolineare ogni piega del tempo, con naturalezza e precisione.
Segue ancora “Canzone per Sara”, poi un altro notturno, questa volta dedicato a Giovanni Tommaso, e poi qualche preludio secondo l’alfabeto musicale di Intra. Un pianismo pieno di charme, fatto di pochi tocchi, che ricorda vagamente il Keith Jarrett del Köln Concert, è il protagonista di questi brani.
Chiudono altri pezzi (il piano solo di “Bluestop”) e un medley che completa un concerto estremamente tecnico, fatto di poche linee melodiche e dove l’aspetto armonico sembra essere estromesso e a tratti rincorso, almeno nelle intenzioni, per poi mai riuscire a realizzarsi, compiersi.
Un’esperienza musicale emozionante, elitaria, che colpisce per imprevedibilità, essenzialità, ma anche per la ricchezza, dove il pianoforte è il fulcro principale di un processo creativo che si sviluppa su un concetto d’improvvisazione totale che diventa via, via, corale, empatico, seguendo una linea d’originalità dissonante che è la vera cifra stilistica del Trio.
di Dario Ameruso