Il brano d'apertura “Down in the flood” è un pezzo ripescato dal repertorio di Dylan e trasformato a dovere in un rock-blues di raffinata potenza, con la chitarra acustica che accompagna un Mike Mattison sempre più bravo alla voce e la sei corde del nostro che non smette di meravigliare.
Se “Something to make you happy” vira su un groove funk, “Maybe this time” e “Days is almost gone” richiamano il soul e il rhythm & blues dei sixties con l'hammond che riscalda sempre l'atmosfera.
Sulla stessa scia si muove “Sweet inspiration”, cover suggerita da Carlos Santana, un gospel soul che evidenzia la versatilità di una band a suo agio in ogni situazione.
“Don't miss me” è invece un blues alla vecchia maniera che solo nella parte centrale sembra perdere mordente .
Tra mille rivoli di note si arriva al boogie “Get what you deserve”, brano di sola chitarra e percussioni e a “Down don't bother me” che sembra uscire dal repertorio di un Joe Cocker d'annata.
Spazio agli ospiti nella ballata “Our love” con la voce e la chitarra di Doyle Bramhall II, e nella bellissima e delicata “Back where i started” scritta a quattro mani con Warren Haynes, leader dei Gov't Mule e membro della storica The Allman Brothers Band con la quale il nostro collabora ormai da tempo in pianta stabile. Il brano cantato magnificamente da Susan Tedeschi si muove sulle note di un sarod indiano suonato come una slide da Derek, mentre la chitarra acustica fa da cornice.
La cover “I know” si apre con una breve escursione in oriente, per poi diventare un brano a cavallo tra rock, soul e blues, con l'hammond e i fiati a fare da base alla chitarra che inventa e guizza tra mille scale e suggestioni.
Ultima perla che chiude degnamente un disco già candidato al Grammy, come miglior album nella sezione Blues Contemporary, è “Already free”, un ruvido e acustico blues introdotto nostalgicamente dal suono frusciante di un vinile in cui si intravede tutto lo sforzo del musicista di rinvigorire e rinnovare i classici.
Un disco insomma che sposa magicamente qualità e leggerezza, suonato da una ottima band (Todd Smallie al basso, Mike Mattison alla voce, Yonrico Scott alla batteria, Kofi Burbridge al piano,flauto e Hammond, Count M'Butu alle percussioni e con la partecipazione di Doyle Bramhall II alla chitarra e voce), guidata, come sempre con misura e grande umiltà, da un chitarrista dotato di uno stile unico, a tratti mistico, tra i pochi capace di competere con i grandi del passato, la cui filosofia potrebbe essere racchiusa nelle parole di Ali Akbar Khan che accompagnano la copertina del disco: «La musica è come un fiume o una corrente che è arrivata a noi attraverso il tempo, portando nutrimento all’anima dell’uomo. Dai maestri del passato il flusso di questa musica è arrivato a mio padre e attraverso di lui a me. Voglio continuare questo flusso. Non voglio che muoia. Deve arrivare a tutto il mondo».
di Dario Ameruso
The Derek Trucks Band – Already Free Live RadioDerek Trucks su MySpace