L’aspirazione primordiale di ogni uomo in ambito di espressione e comunicazione è da sempre quella dell’elevazione e della perfezione, cercando di mantenere quel senso estetico suggeritogli dalle percezioni o didatticamente appreso dalla natura, dalle tradizioni, dalla
storia, dalla mitologia, dalla religione e quant’altro.
Questa ispirazione si concretizza fin dalla nascita dell’uomo attraverso il segno, il tentativo di rappresentare attraverso un colore, un tratto, una forma, ciò che l’occhio imparava ad osservare e la mente a comprendere, il cuore a ricordare.
Questo tentativo instancabile e irriducibile impregnato di personalità e sensazionale stupore alla vista della perfezione, ci ha spinto lentamente alla creazione di una moltitudine di “stili a processo” capaci di sintetizzare, ma anche approfondire, la nostra
identità umana, il nostro Io individualistico e il nostro Io collettivistico.
L’Arte…l’arte…è…..
E’ il colore, è la matericità, è “l’Accadimento rappresentato”, è lo specchio della nostra cultura e della nostra società, ci rappresenta, ci facciamo rappresentare …
Univocamente urliamo la nostra condizione attraverso una pennellata, un taglio netto, un’istallazione, un gioco di luci…e facciamo Arte.
Non è questa forse una grande Babilonia?
Come l’uomo è capace di alti slanci ed elevazioni che lo portano quasi a sfiorare la perfezione dell’etere e di tutto il creato, allo stesso modo è capace di precipitare verso gli abissi più profondi, regredendo nuovamente nella cosciente condizione di uno stato animal-vegetale creato dalla deformità intellettuale di cui è impregnato.
E ad un certo punto proprio sul più bello, proprio quando Michelangelo, Leonardo e altri grandi definivano il volume, la profondità, il realismo e la plasticità di un corpo avvicinandosi così tanto al reale riuscendo, a volte, anche a migliorarlo o a superarne il valore intrinseco, ecco che…
“Il Signore disse… : «…Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città….”
Gen 11,7-8.
Ciò che sembrava assodato viene travolto da correnti impetuose e inarrestabili, finalizzate al mutamento radicale di tutte le regole che avevano contribuito a fare la storia dell’arte e dell’estetica.
Nascono le “correnti interpretative”, quelle che a loro volta devono essere interpretate e tradotte in concetti per essere compresi e profondamente fruiti e assimilati da tutti.
E allora quella così nobile aspirazione all’elevazione verso la perfezione, si tramuta semplicemente in confusione, o diversità, a seconda di chi osserva e critica, di chi vende e di chi acquista, di chi produce e chi fa produrre.
Si tratta di un relativismo a convenienza…quello forse dettato più dalle borse e dai mercati, piuttosto che dal buon gusto.
Il nostro intento “Multiverso” sarà quello di far emergere questa moltitudine diversificata e stratificata di concetti, forme, colori e materia che oggi costituiscono la nuova arte, e che anelano a conquistarci tutti anche a scapito del bello.
di Carla Primiceri