La questione è una: uscire in fuga da quella stanza…per evitare il sopraggiungere del buio…
Noi siamo morti, dice con più metafore lo scrittore, la capacità di vedere (anche quello che scriviamo) è
la morte…noi aspettiamo qualcosa, ed è proprio questo che ci rende malati.
In immagini i rapporti delusi, quelli che ami sono di spalle. Il fuoco alimenta di energia le parole dette con sofferenza…e il buio, laggiù, nell’ombra. E il ricordo di tutto quello che pure abbiamo scritto, e resta.
Noi siamo gli interpreti assoluti della morte, lenta e vissuta in vita, e del finale, tragico e perfetto, dove proprio quella che è la conclusione, il compimento, è un
suicidio, quel continuo uccidersi, un po’ per noia, e un po’ per intellettuale aspirazione, che ci porta al culmine nel suo crescendo…
di Chiara Merlo