Riprese la lettura del libro, terminò di leggere tutta una serie di formule e conclusioni sugli esperimenti finché non arrivò alla cronaca del 21 dicembre solaris 899 dove si narrava la morte accidentale di una allieva in circostanze alquanto misteriose, non solo perché non si specificava il luogo di ritrovamento del corpo né le cause, ma anche perché si lasciava intendere che sicuramente si trattava di un omicidio cruento e rituale con annessa una dissacrazione e una deturpazione. Kastalias era perplessa, un po’ incredula, iniziò a farsi strada in lei l’idea che si trattasse semplicemente di un romanzo, una raccolta di leggende e racconti molto antica, ma dove non c’era nulla di serio o fondato, nulla di antropologico o comprovato, solo semplice invenzione. In ogni caso decise di procedere con la lettura, saltò il resto delle cronache dell’annuario e iniziò una scoperta più interessante. Nel solaris 895, data antecedente all’annuario, una serie di nomi e simboli posti in un ordine indefinito, ma che aveva una sorta di chiave di lettura precisa, uno schema, che Kastalias riconobbe per mezzo della presenza di lettere x e y al terzo e al sesto posto all’interno di sillabe che componevano parole e nomi, ma delle quali non facevano parte, cioè non avevano alcuna ragione di essere lì né per lessico né per grammatica. Accanto ad ogni nome erano posizionati dei numeri, che a seconda della quantità delle sillabe presenti nel rigo, erano pari o dispari e non contenevano mai lo zero. Ogni sei righi, cioè al settimo, al posto dei numeri compariva un simbolo, un piccolo disegno di un oggetto…di un posto: tre punte di triangoli raffiguravano probabilmente montagne; linee ondose identificavano l’acqua, tre rombi schiacciati sovrapposti, il fuoco; la linea tortuosa, un percorso di montagna; un cerchio perfetto, il sole e così via per almeno tre pagine intere. A volte tra un gruppo di nomi e un altro vi erano degli spazi, ma non si poteva dire che fossero apposti con regolarità o seguendo uno schema…era più probabile che fossero posti casualmente per rompere apparentemente lo schema e far venire dubbi ai non graditi lettori. Alla quarta pagina dopo l’elenco una sbiadita mappa raffigurava una terra che sembrava un mix di Scozia, Irlanda e Impero Romano, ovviamente una terra inesistente al cui interno presentava un mare costellato da tre piccole isole contrassegnate da un simbolo intrecciato apparentemente indefinito…ma che forse rappresentava tre serpenti o l’infinito…qualcosa del genere, anche se era troppo piccolo per esserne certi. In corrispondenza dei quattro punti cardinali erano impresse minuscole iniziali in cera lacca quasi del tutto scrostata, della quale era ormai rimasta solo l’ombra. Kastalias andò oltre la mappa continuando a sfogliare delicatamente le pagine ingiallite dal tempo, vi erano moltissime cronache del secolo 899. Il suo interesse fu attratto da alcuni diari di bordo che raccontavano le gesta di un gruppo di mercenari che avevano intrapreso una lunga campagna di conquiste e ricerca in lontani paesi del nord e dell’est di quella stessa terra di cui si faceva riferimento nella mappa. Secondo le cronache i viaggi durarono decine d’anni, sembrava che i mercenari fossero animati da un’ inesauribile smania di ritrovare qualcosa di molto prezioso, la cui identità era ben celata da sfumature letterarie e parole abbreviate. Sembrava che fossero attratti da una sorta di energia che li spingeva sempre più lontano e verso estremi pericoli e rischi di cui evidentemente erano inconsapevoli, i loro occhi sembravano velati di follia che, in alcuni casi, degenerava in pura pazzia. Alcuni personaggi diventarono preda degli eventi e delle loro stesse paure, alcuni si persero nei meandri di quelle frastagliate e alte coste che venivano descritte come dei colossi di roccia nera scanalata in taglienti guglie ritorte bagnate da alti e violenti flutti. Altri si riunivano in gruppi di ribellione creando scompiglio tra gli equipaggi delle varie navi, rischiando così di compromettere le missioni con ammutinamenti e rappresaglie. Alcuni si suicidarono convinti di essere diventati vittime di malocchio e sfortuna, diffondendo così il sospetto che quelle missioni, votate al ritrovamento di questo misterioso oggetto, fossero in realtà strette sotto l’impulso di forze oscure e di oscuri signori-padroni. Una storia in particolare, fra quelle narrate, era per Kastalias d’interesse speciale…si raccontava di un certo Dorefus e del suo sacchetto in tela d’oro…. Era il capitano della settima nave, giovane rispetto agli altri capitani, fu reclutato dal generale che si occupava di organizzare e supervisionare l’intera campagna di ricerca, quando aveva solo 19 anni. Egli proveniva dal futuro…qualcuno dei vecchi marinai diceva, quest’idea si diffuse velocemente e facilmente poiché Dorefus era davvero un ragazzo diverso. Si presentava come avvolto da una sorta d’impalpabile aura, impregnata di mistero e segreto, fiero e impavido, dimostrò subito di essere un leader nato e di saper trattare con gli altri come nessuno sapeva fare. In molte occasioni aveva dimostrato di saper soppesare bene il pericolo che aveva di fronte e la sua innata capacità di trovare sempre la giusta soluzione aguzzando l’ingegno nei modi più impensati, e con gli strumenti più inconsueti, tanto da essere messo alla guida dell’intera flotta nel giro di soli 3 anni, così sempre al timone della sua settima nave, guidava le altre verso le imprese più rischiose… Questa cronaca riportava la firma di un certo “Grugno” che doveva essere lo scrivano generale addetto alla raccolta e trascrizione dei diari di tutte le navi. Tale personaggio descriveva intorno a Dorefus la diffusione di una certa curiosità da parte di tutto l’equipaggio e anche degli uomini delle altre navi. Ogni volta che accadevano fatti strani e apparentemente inspiegabili, (di cui però non vi era menzione nel libro di Kastalias, ma solo pochi accenni vaghi, senza nessun particolare rilevante,) Dorefus sembrava consultare il suo personale oracolo che portava sempre con se appeso al collo da una cordicella vecchia e lisa, si trattava di un sacchetto in tela d’oro che racchiudeva qualcosa che mai nessuno aveva veduto e che Dorefus custodiva gelosamente. Molte parti del racconto erano ormai sbiadite, quasi illeggibili, si distinguevano pochissime lettere e Kastalias non riuscì a farsi un quadro specifico di quella cronaca, le tre pagine che seguivano erano purtroppo conservate molto male, e Kastalias dovette necessariamente andare oltre. Il racconto di ciò che era accaduto e la descrizione delle cause che avevano provocato l’evento era andato perduto per sempre, ma a colpire Kastalias nel profondo bastò l’epilogo di quel fatto. Grugno narrava l’incredibile scaturirsi di forze oscure che provenivano direttamente dagli abissi marini in prossimità di una delle tre isole segnate sulla mappa, e di Dorefus che, con una sorta di magia o sortilegio e con la sola imposizione delle mani e dello sguardo, che sembrava non appartenere più ad un umano, riuscì a domare quelle oscure forze respingendole nel luogo in cui avevano avuto origine. Grugno giurò nelle cronache di aver visto Dorefus trarre dal sacchetto in tela d’oro tre sfere di cristallo nell’esatto istante in cui le acque si sollevavano per dar spazio a quell’energia intrisa di male e ombra. Kastalias alzò lo sguardo fissandolo sulla parete di fronte, chiuse momentaneamente il libro e ripensò a ciò che aveva appena letto, rimuginando su quei tre cristalli e sul sacchetto di tela d’oro. Spinse indietro la testa appoggiandola stancamente alla spalliera della poltrona, lasciandosi cullare un po’ dal morbido velluto bordeaux, chiuse gli occhi e ascoltò il silenzio dei sotterranei(...)