Le tecnologie in campo neurofisiologico degli ultimi anni hanno aperto la strada a discipline prima impensabili, tutte volte a cercare di capire dove finisca il cervello, matassa di neuroni, e inizi la mente, strumento complesso e sinora ineguagliato che ci distingue da ogni altra forma di vita animale.
Quello che i “neuroscienziati sociali” stanno cercando di fare e’ di utilizzare il
neuroimaging funzionale, per disegnare e caratterizzare le mappe funzionali del cervello. Vogliono capire quali siano i meccanismi cerebrali che stanno alla base del comportamento sociale, come e dove si formano pensieri ed emozioni.
Il mezzo utilizzato e’ la risonana magnetica funzionale, in uso dai primi anni ’90, che rileva le variazioni emodinamiche del cervello e quindi permetterebbe di capire quali siano le zone attivate in una determinata situazione sociale.
Dissezionare la mente e capirne i suoi piu’ oscuri segreti e’ tentazione troppo forte per resistere e quindi i neuroscienziati cognitivi si sono messi al lavoro.
Il
New York Times di qualche tempo fa riportava uno studio che intendeva capire le intenzioni di voto di alcuni elettori indecisi studiandone le reazioni cerebrali alla vista delle foto dei candidati alle primarie USA.
La risonanza magnetica funzionale ha fatto capolino nelle
aule di tribunale in una recente causa sul lavoro. Un medico e' stato, infatti, chiamato a testimoniare e a mostrare i risultati di una analisi svolta su un paziente che dichiarava di soffrire di dolore cronico a seguito di un incidente sul lavoro. Le prove utilizzate comprendevano la mappatura funzionale delle zone del cervello predisposte alla sensazione del dolore.
Negll Stati Uniti il neuroimaging funzionale viene usato per capire le reazioni dei consumatori alla vista dei prodotti, per usare quello che il loro cervello nasconde e che le parole non bastano a dire.
L'ultima frontiera e' scovare il nascondiglio del
pensiero di Dio .
E cosi’ adesso si parla di neuropolitica, neuroetica, neuroeconomia, neuroteologia.
Naturalmente la percezione che il grande pubblico ha delle neuroscienze sta cambiando di
giorno in giorno, notizia dopo notizia. E mentre l‘entusiasmo monta e questa nuova tecnica di “navigazione” della mente si fa largo nella pratica forense, negli studi di marketing, e via dicendo, la comunita’ scientifica prova a mettere il freno. I dati scientifici che supportano la risonanza magnetica funzionale, come mezzo per individare realmente quali zone del cervello siano attivate, ancora non sono cosi’ solidi da poterne giustificare l’uso indiscriminato.
Ma come si fa a dire alla generazione di Google Earth che c’e’ qualcosa al mondo che rimarra' ancora per molto inesplorato?
di Paola Merlo