A ben vedere, la risposta normativa in tutela dell’ambiente non è né l’unica e neppure la più importante. Da anni, infatti, si attuano politiche di informazione, di sensibilizzazione, e di incentivazioni fiscali per arginare il fenomeno dell’inquinamento ambientale. Significativo risulta, inoltre, il sempre più crescente interesse a riciclare i rifiuti, tanto da considerarli non solo semplici scarti, ma nuove fonti di energia o materiali da riutilizzare in altri processi produttivi.
Ma cosa è cambiato e cosa è diventato di primaria importanza: il rispetto della natura o la più attenta e oculata attività di produzione?
La questione è sicuramente da porre sotto l’aspetto economico. Dopo la seconda rivoluzione industriale, infatti, le grandi potenze economiche si resero conto che, per poter operare uno sviluppo sostenibile, dovevano svolgere le loro attività produttive considerando il conseguente impatto ambientale. Si pensi, ad esempio, ai problemi dovuti agli effetti nocivi degli agenti chimici o delle emissioni di CO2 rilasciate dalle grosse fabbriche e, infine, allo sfruttamento, spesso irrazionale, delle risorse.
In questo contesto, sin dall’inizio, dalle concertazioni tra gli Stati, nelle varie conferenze mondiali in materia di ambiente, si ritenne necessario tracciare le rotte verso un più adeguato e tollerabile sviluppo economico.
Da allora, nel corso degli anni, si sono affermati principi normativi che hanno spinto i vari Paesi a ridurre gradualmente l’uso di sostanze dannose, le immissioni dei gas serra e a prestare una particolare attenzione alle biodiversità. Pur tuttavia, la questione ambientale è sempre stata posta in termini economici e mai sotto un profilo puramente naturalistico.
Le norme a tutela dell’ambiente, infatti, hanno avuto come solo fine quello di tollerare determinate attività produttive, imponendo il rispetto di alcune tabelle,e regolare i cicli di smaltimento degli scarti di lavorazione e razionalizzare lo sfruttamento delle risorse.
Il risultato è stato che ci si è dovuti arrendere all’impossibilità,entro certe misure,di evitare di inquinare e distruggere l’ambiente. Di converso si è affermata la legittimità ad avvelenare, solo fino ad una certa soglia, l’ambiente naturale, cioè fintantoché non diventi assolutamente pericoloso per la salute degli uomini. Ma allora, quanto effettivamente si è stati sensibili al rispetto e all’amore per la Natura?
La constatazione evidente è che si è dovuto preferire ad una completa tutela dell’ambiente gli interessi economici e politici, cercando più a contenere che a contrastare gli effetti di determinate attività economiche.
In virtù di queste carenze normative, inoltre, si sono generati quei fenomeni distorsivi in danno dell’ambiente e che suscitano, tra l'altro, sempre più l’interesse mediatico. Si pensi al disastro delle discariche abusive, allo scempio delle aree protette, alla cementificazione indiscriminata e all’inevitabile degrado paesaggistico e naturalistico.
Come è stato dimostrato, dietro tali fenomeni vi sono soprattutto degli interessi criminali oltre che economici. Gli eco reati, infatti, rappresentano i nuovi aspetti di una preoccupante realtà che pone alla luce nuove forme di criminalità definite col termine ecomafie, capaci a loro volta di sfruttare le pieghe contorte di una normativa ambientale assai controversa e frammentaria.
L’attenzione a questi fenomeni è tale da ritenere urgente, oramai, una più efficace tutela penale ambientale capace di operare un adeguato contrasto.
Il panorama ora appare più chiaro e si può rilevare che i soggetti in questione sono tanti e tutti responsabili, a vario titolo, del dissesto ambientale, e l’elemento che li accomuna è spesso la mancanza di una semplice coscienza collettiva, ossia, quel voler negare una sana convivenza procurando continui danni al nostro pianeta e del quale, secondo me, ci si dovrebbe soltanto considerare degli ospiti di passaggio.
Si potrebbe concludere con una speranza, che le norme che tutelano l’integrità della natura, dalla quale dipende il pieno sviluppo dell’essere uomo, siano accettate e sempre più rispettate, mentre l’amore verso l’ambiente naturale è sicuramente la più grande garanzia che si possa concedere alle future generazioni.
di Alessandro Gagliano