È il mobbing di Stato all’onestà. Un messaggio subliminale che fa esclamare agli abitanti de L’Aquila “Vogliamo essere trattati come fate con gli evasori fiscali”. Uno slogan ben riuscito ma non solo, uno slogan disperato: la fotografia di un corto circuito che sintetizza la deriva di questa Italia. Una nave senza capitano, con un equipaggio di mercenari troppo indaffarato a saccheggiarla per accorgersi della tempesta in atto. Con poche scialuppe di salvataggio, tutte per la prima classe. In cui tutti gli altri passeggeri guardano senza vedere, aspettando fiduciosi e rassegnati un aiuto che non arriverà mai. Prigionieri dietro ai cancelli della terza classe mentre gli viene detto che è per la loro sicurezza… e l’orchestrina che continua a suonare un allegro valzer per distrarre ed allietare. Così, chi vuole a tutti i costi sapere, capire, cambiare, subisce ogni giorno un tale irraggiamento di ingiustizia da restarne inconsapevolmente contaminato. I primi a cadere saranno tra quelli messi in ginocchio dalla crisi, disperati per mancanza di mezzi e prospettive. Gli altri, col tempo sempre più pochi e isolati, saranno guidati dall’istinto di sopravvivenza che li porterà più o meno consapevolmente alla scelta di abbandonare la propria umanità. Homo homini lupus.
di Carmelo Primiceri