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Arte Cultura Valori

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Fisiologicamente sospettoso, ma fiducioso nei miei anticorpi, concedo l’appuntamento al promoter e lo ascolto. In breve, si trattava della vendita di “parti” di volumi bellissimi, importanti, preziosi, a tiratura limitata e costosissimi, con la promessa di venire in possesso di una eredità artistica e culturale da tramandare e di cui la mia famiglia sarebbe stata depositaria “nei secoli a venire”. Qualcosa che non poteva mancare a persone dotate di una vibrante sensibilità che volessero trasmettere ai propri figli determinati valori, proprio come ero risultato io dai complessi e rigorosi incroci di nominativi effettuati dalla Fondazione… quando si dice la fortuna!

Ebbene si, era l’ennesima, estrema espressione, perché no anche “artistica”, della vendita porta a porta. Il promoter, lo capisco, doveva far cassa e ce l’ha messa tutta, ho apprezzato la sua dedizione, ma per me il discorso era tutto sbagliato alla radice, ed ho cercato di spiegargli il mio punto di vista.

L’arte è qualcosa di estremamente personale. L’arte può essere ammirata, invidiata, interiorizzata. Ma, al tempo stesso, non potrà mai essere posseduta se non dall’artista che la da alla luce. Ecco perché le opere d’arte stanno, devono stare, nei musei, nelle chiese e nelle piazze: è l’unico modo perché possano trasmettere il loro messaggio a chiunque le contempli, essere di tutti ma solo in parte, perché inevitabilmente di quel messaggio non resta che un riflesso distorto, modificato dall’intimità di quello specchio che è l’anima dell’osservatore. Le collezioni private, costosi passatempo di milionari annoiati, non hanno valore finché restano segregate in stanze vuote di occhi.

La cultura è anch’essa personale, ma in modo differente. Basta il tesserino di una qualsiasi biblioteca per farsi ognuno la propria cultura: il contenitore passa in secondo ordine perché il vero contenitore diventiamo noi stessi. Non c’è nulla di più libero ed universale della cultura, del piacere che si prova nel far propria un’opera letteraria, sia essa un saggio o un romanzo, meditarla e raccogliere il frutto di quelle meditazioni, andare oltre, elaborare, crescere. La cultura è e deve essere a buon mercato, perché un cuore sensibile, una mente analitica ed uno spirito critico possono risiedere in chiunque, senza distinzione di razza, natali ed estrazione sociale.

I valori, infine, devono essere condivisi ed universali. Se in punto di morte dovessi accorgermi di aver tramandato ai miei figli solo oggetti, proprietà e titoli, mi sentirei certamente un fallito. Pensare che queste “cose” possono dare più lustro e più forza ai valori di una famiglia significa ammettere di essere degli schiavi, ossessionati dall’apparire, indifferenti di fronte all’essenziale. Significa pretendere di veicolare i valori per tramite dell’esatto opposto. No. Sarò felice in punto di morte solo se rivedrò nei miei figli un po’, solo un po’, di quello che sono stato io, se avrò attecchito senza soffocare, se sarò servito come trampolino per formare delle menti indipendenti, integre ed oneste. Libere.

“Mi scusi ma la devo gentilmente fermare Sig. Primiceri. Il mio compito è anche valutare l’interlocutore, capire se c’è la disponibilità e la sensibilità necessarie per comprendere l’importanza dell’offerta proposta, non credo che le potrò mostrare il campione di pergamena dipinta a mano che era stato riservato a lei. Peccato. Buonasera.”

di Carmelo Primiceri

16 marzo 2010
Articolo di
carmelo
Rubrica:
Arte


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