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SGUARDI SOSPESI

SGUARDI SOSPESI
di Carla Primiceri

(08 gennaio 2009) Il meraviglioso sentimentalismo di Luciano Lanati ci apre verso un ormai sconosciuto universo di motivazioni e ispirazioni che sono rivolte ad un fine ben preciso: quello di portare un messaggio, offrire una chiave di lettura sempre nuova, anche se le atmosfere sembrano ricordare e riportare al passato.


Attraverso le "molteplici potenzialità iconiche" di cui parla F. Londino, si sviscera l'impegno originario dell'artista vero, immerso nell'arte vera che diventa veicolo di pensieri, concetti, sentimenti, ricordi, servendosi della forma giusta, del colore d'arte, della plasticità davvero ricercata. Si passa all'introspezione rivelandola, estrapolando dal tutto e dal nulla interrogativi che nel vivere comune sono ormai sepolti da tonnellate di menefreghismo e superficialità, freddezza e ignoranza. Attraverso le sue molteplici maschere, in una danza sfrenata, istintiva, ansante Luciano esprime. Maschera per mostrare, nasconde per scoprire. Non esiste approssimazione, non esiste indecisione perché, viaggiando tra queste opere, si dimostra come "l'Artista" (per chi lo è davvero) possa essere ancora capace di tuffarsi pienamente nei concetti e nelle tecniche esprimendo e rivelando a tutto tondo una descrizione del Se, ma anche del Tu, così romantica, così innamorata del e nel suo 'essere artista'. Così benevolmente alla ricerca della perfezione ponendosi a servizio di chi osserva, specchiando pensieri e sensazioni, sconvolgendo sì, ma amorevolmente, cullando l'osservatore tra le onde della "Grande Marina", ma scaraventandolo violentemente attraverso i venti, prepotenti animatori di quel teatro nuovo che nasce e rinasce ogni volta che si cammina osservando. Bello scoprire che esiste chi crede di doversi considerare in rapporto agli altri e a tutto ciò che sta al di fuori di se stessi in modo umile, critico come se si parlasse di un altro e non di se. Allo stesso modo, poter descrivere, attribuendo il vero significato alla forma. Esprimere attraverso esatte parole la plasticità, il volume, il movimento celato o l'impetuosità di un immobile fotogramma futurista, senza dover faticosamente piroettare attraverso parole altisonanti, ridondanti, indottrinanti che ubriacano e distolgono, distraendo e allontanando a propulsione illimitata dal concetto d'arte visto attraverso la forma d'arte, è un vero immenso piacere. Trovare ancora autentica poesia, così presente, così pregnante, di nuovo pragmatica nella scrittura, nell'arte, nella vita stessa, rivelazione di malinconia, ricordo, echi del passato, ma anche speranze del futuro, di stati d'animo presenti, suscitati o retratti, ma non oppressi, non ignorati. Ecco la poesia di Luciano Lanati, quella che dovrebbe essere nell'artista, nell'individuo...


08 gennaio 2009
Articolo di
primka
Rubrica:
Arte


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