Opera Pia
di Gianfranco Vergoni
con Loredana Piedimonte
regia Nicola Pistoia
costumi Isabella Rizza
Teatro Lo Spazio 22 – 27 / 1 / 2019
Lo spettacolo:
Un monologo che racconta l’incontro-scontro tra una donna sola, insegnante di musica non soddisfatta, amante dell’opera, un matrimonio fallito alle spalle e un clandestino africano che tira a campare elemosinando due spiccioli fuori da un supermercato, mangiando quando capita e dormendo all’addiaccio. Due mondi che non hanno nulla in comune o forse sì, qualcosa ce l’hanno perché a un certo punto sembrerebbe proprio accadere il miracolo. Sembrerebbe. Invece no. I miracoli sono uno scherzo. E più sono belli più sono finti. Purtroppo.
Perché vederlo:
Perché Loredana Piedimonte è brava: molto brava e diretta benissimo da Nicola Pistoia. Da sola dà vita a una quantità di personaggi sorprendente. Figure parallele, piccoli plot, incisi, parentesi che nascono come link della storia portante, e che grazie a un’interpretazione precisa, capace di passare efficacemente dall’italiano al dialetto, e a una regia nitida e mirata, non si confondono con essa.
Perché è interessante il linguaggio e la successione ‘cinematografica’ delle scene. Perché si esce con qualche domanda a cui cercare risposta.
La fragilità:
Un eccesso di link, appunto, di storie minori e personaggi evocati non tutti necessari e strettamente funzionali. L’idea è buona ma troppo insistita e l’effetto rischia la saturazione.
Fame mia - Quasi una biografia
(liberamente ispirato a Biografia della Fame di Amelie Nothomb)
di e con Annagaia Marchioro
regia di Serena Sinigaglia
Teatro Brancaccino 22-27 / 1 / 2019
Lo spettacolo:
Avere così tanta fame da smettere di mangiare. Fame di tutto: di cibo ma anche di amore e di tutto quello che ci ricorda l’amore. Anche gli inganni. Soprattutto gli inganni. Avere così tanta fame di amore da smettere quasi di vivere.
Chi ha letto il libro della Nothomb conosce la storia e in questo spettacolo è presente come intreccio di umori, come uno ‘scheletro’ (e mi si perdoni la metafora) da rimpolpare di vita propria, e quindi vissuta e scontata sulla propria pelle, con tutte le privazioni e le euforie che il cibo e l’amore portano con sé.
Perché vederlo:
Perché la storia non è solo quella di Amelie e Annagaia ma anche quella di molti di noi.
Perché nonostante i nonostante che sono molti in questo spettacolo si ride. Sicuramente si ride: l’interprete ha un comprovato sense of humor di quelli che se ce l’hai non ci puoi rinunciare.
Perché se lo spettacolo è per tutti quelli che hanno fame di amore, in un modo o nell’altro, lo spettacolo è per tutti. Nessuna bugia.
La fragilità:
Attenzione che la zona Esquilino è piena di ottime pasticcerie.