La scrittura di questo testo mette in risalto il tentativo di una riconciliazione impossibile, uno schema troppe volte ripetuto che ha annullato ogni variazione di relazione uomo-donna.
E sembrerebbe voler suggerire che è la donna il differenziale di una coppia, lei che decide il futuro di un amore, per come comincia e per come deve finire. La regia usa una pedana di legno, le fondamenta di una casa distrutta, l’immagine di un letto che occupa tutto lo spazio.
E le luci sono tutto: a strati, sensuali, colpevoli, dell’ombra, o i riflettori accesi, accecanti, dopo ogni devastante demolizione. I dialoghi attualissimi, specie nei toni e nei gesti, con le stesse parolacce-idiomi diffusi. Alla fine i due si lasciano, si tolgono gli stracci di dosso, i brandelli oramai interiorizzati, e scendono da quel ring fatto di legno. Lei di bianco con le perle, lui ripulito e fresco. Una carrozzina con una bimba li divide, e un girasole, all’apparenza finto, abbandonato sul tavolino di un bar.