Un’amica. E comprende il dolore dell’amore, e come ogni anima nobile che non contempli la rovina, perpetua la memoria e il ricordo con amorevole dedizione.
Le mani, solo se le guardi, le mani, ti accorgi di un’intimità mantenuta segreta. E ti accorgi di tutti quei pensieri improvvisi che non possono essere espressi.
Le mani parlano meglio nel silenzio. Maria dorme. Quelle di Bruna sono tese, costrette a non agitarsi, ferme a metà altezza per non impressionare. Si raccolgono sul grembo per ogni difficoltà emotiva, e poi si aprono come le zampe di un gabbiano quando vogliono raccontarti il cielo, volando all’altezza del mare.
Bruna ha vissuto la vita di Maria come fosse tutta sua, sopportando per lei anche le prepotenze di Onassis.
È Bruna che meglio si è accorta di quella fragilità irreparabile...che non si può contenere e neppure difendere. Allora con quella sua postura da guerriera, con quelle scarpe da ballerina, si frappone a ogni insulto e tormento. Fa da presidio a ogni attacco, nella muta speranza di allontanare predatori e sciacalli.
Ma la sofferenza ha un odore forte, perciò attira su di sé, anche da lontano, cattiveria. Così a Bruna non resta che accompagnare quella sua musa di bellezza e fierezza alla morte, accanto al suo letto...accarezzarle la fronte con cura.
La storia della Callas è una tragedia teatrale con le sue diverse interpretazioni possibili, dove però la morte si sente a ogni passo e sventura. E l’eroina di quest’opera è Bruna, sacrifica tutto a quella magnifica donna, sopportandone il dolore e anche la morte.
L’attrice (Elisabetta De Vito) si abbandona completamente alle parole del testo facendolo meravigliosamente suo. Sua è l’esistenza e l’intensità della Callas.
Davvero molto brava. Quelle sue mani impeccabili, frammenti isolati di movimento e tristezza, sanno già tutto.
Particolare anche la regia (Ciro Scalera), in un contesto insolito ma certamente molto suggestivo.
Maria Callas
Elisabetta De Vito
ELISABETTA DE VITO (nel teatro e nel cinema)
Casina delle Civette in Villa Torlonia