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Short Theatre - Corti teatrali a raffica per un futuro diverso

Short Theatre - Corti teatrali a raffica per un futuro diverso
di Chiara Merlo

"Che cos'è l'arte
se non un modo di vedere?"
Thomas Berger
(03 ottobre 2011) “Un luogo per le compagnie, non una vetrina per gli spettacoli”, e per gli spettatori che si chiedono dei perché.

Un modello di promozione culturale atipica, cioè diversa da quelle a cui siamo abituati (a cui ci hanno abituati!). Piuttosto una strategia artistica (finalmente) che suggerisca percorsi e non risultati, e che, se arriva ad averli i risultati (e se pure non facilmente, o non necessariamente collocabili sul mercato), è perché l’hanno già prodotto un cambiamento.


Short Theatre - Roma/Macro Testaccio, adesso su www.e-theatre.it.



Se il teatro deve (e può) “essere” senza soldi, che rinunci ai soldi come condizione di “esistenza”. Non è provocatorio.



Fabrizio Arcuri ci lavora da anni, finanche da prima che egli avesse un così ampio ambizioso progetto, adesso in qualche modo più definito. Ci lavora da quando l’ha inseguito nella forma ancora di un’idea, dai sui primi spettacoli in scena, e forse addirittura da ancora prima, già nel momento in cui è stato deciso il nome della sua compagnia, “Accademia” di ricerca: “degli arte-fatti” appunto. E non casualmente. Ci ha lavorato con continuità e dedizione, anche solo per avere e restituire una possibilità diversa, e “nella speranza che qualcosa accadesse in un presente che sempre rimanda la soluzione di sé”. E del se. E perciò...dall’ipotetico al fattivo.



Quando però si arriva ad avere un progetto, culturale in particolare, e specie se di lungo periodo, da una parte si anticipano esperienze artistiche col tentativo di acchiappare, e poi trascinare a forza, almeno la tua generazione nei significati e nei significanti che irrimediabilmente la oltrepassano, dall’altra, al contrario, e a volte nostro malgrado, ci si ritrova costretti ad aspettare chi resta indietro, o addirittura a indietreggiare forzatamente, quasi alla resa, pur di non rischiare di bruciare idee e persone...aspettare, ma non il pubblico, i produttori, che spesso non vogliono proprio accorgersi del nuovo.



Se poi ci si deve fermare perché intorno si è generalmente inebetiti dal vacuo, com’è nel nostro paese, e la cultura, proprio ideologicamente non deve interessare (la cultura come “passione” all’arte), allora tutto diventa assai più faticoso, e doloroso.



Ma la buona notizia è che il progetto c’è: è alla sua sesta edizione e non è per pochi! Con una programmazione che permette “un virtuoso incontro tra compagnie, operatori e pubblici”.



E così tante persone affollano i luoghi di questo Teatro parallelo (arte-fatto) e “non proprio intorno a un tema”, e neanche grazie a una qualsivoglia circostanza occasionale opportuna di convenienza (spero!).



Short Theatre “vuole offrire un diritto di cittadinanza temporanea, spesso negata, alla drammaturgia contemporanea, alle sue derive post-organiche e post-drammatiche, alla scrittura scenica in tutte le sue declinazioni contaminate di generi e formati, alla ricerca di un senso dello stare in scena oggi”.



E per questo vengono messi fra di noi “spettacoli di diverso formato e di trasversale appartenenza generazionale e artistica”...che hanno abitato il MACRO Testaccio (dal 5 al 7 di settembre) e il Teatro India (dall’8 al 18).



Performance-creazioni, suggestioni dei luoghi ridisegnati come nuove geometrie, spazi museali allestiti per i più svariati linguaggi. E poi...cicli di conferenze, incontri e dibattiti. Spettacoli di danza e performer provenienti da diverse parti del mondo. Fra tutti, molto interessante, la conferenza spettacolo “One Day”, in tre puntate, tenuta dall’Accademia degli Artefatti...leggendo Brecht, rincorrendo la storia del ‘900, rimanendo al confine tra il frammento e l’epopea.


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