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Essere Miró

Essere Miró

(07 gennaio 2011)

Certo, mi è bastato un solo attimo per tracciare questa linea con il pennello.
Ma mi ci sono voluti mesi, forse anni, di riflessione per concepirla
(Joan Miró)

E' vissuto novanta anni passeggiando nel giardino dei suoi sogni.
E' l'amico Prévert a definirlo " un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni ".
E' il poeta che dipinge favole. Di punti rossi e linee nere. Costellazioni e piume d'uccello.
E' Joan Miró.

E' una passeggiata tra le favole e l'incanto la mostra monografica di Joan Miró, ospite fino al 23 gennaio 2011 presso il Palazzo Blu di Pisa. Una passeggiata fra le bellissime stanze del Palazzo che diventa officina del fantastico con le tele di donne e uccelli, stelle e favole della notte create dal genio di Barcellona.
La stanza delle Costellazioni è una piccola camera di rimembranza: provate ad entrarvi e vi riporterà alla parte più bella e dolce di voi. Childhood.

L'allestimento museale esalta e valorizza lo stretto legame fra parole e segno - che in Miró raggiunge vette insperate-, pur non dando una precisa linea di fruizione delle opere in mostra.
Sono un abbaglio le 22 tavole delle Costellazioni, frutto di un lavoro raccolto da André Breton che da vita al Libro d'artista. Parole e segni. Dichiaratamente insieme. Stringe un nodo in gola la contemplazione del magnifico Donna avvolta in un volo d'uccello, del 1980, regalo di Mirò alla città di Montecatini. La maggior parte delle opere invece viene direttamente dalla Fondazione Joan Miró voluta dallo stesso artista nel 1972.

Con il cuore che affonda nella più infuocata regione di Spagna e la mente nelle parole, Joan Miró è forse l'artista del '900 che più di tutti ha toccato con le mani la sintesi più pura fra poesia e immagine.
Non nel senso astratto del pensiero creativo sotteso ai suoi quadri. Quella di Miró è una sintesi reale, paradossalmente troppo reale per essere concepita a riflesso del mondo del sogno; il regno dell'astratto per eccellenza.

Imbevuto dello spirito surrealista in ostinata direzione contraria alla pittura convenzionale del tempo, Miró percorre un lungo periodo artistico di maturazione. Cerca quel punto di congiunzione fra arte, sogno e parole. Le parole che hanno un ruolo definitivo e pregnante nella nascita di ogni quadro.

Nessuno più di Miró è forse riuscito a squarciare semanticamente la tela per farla diventare il posto di notti, musica e stelle. Lui lo sa e la cronistoria di questa congiunzione fra vita, pittura e sogno sono raccontati nel loro evolversi. Con le parole di Miró.

Saranno state le lunghe notti d'inchiostro trascorse con i più grandi poeti del tempo, fra i quali l'ineguagliabile Jacques Prévert o l'eclettico Paul Eluard col quale Miró produrrà il volume A toute épreuve del 1958 a fare di Miró il fanciullino dell'arte. Le xilografie e le brevi quartine insieme nell'opera superano e omaggiano quel surrealismo astratto così decantato da Breton.

Il dadaismo del primo periodo cede sempre più astrattamente il passo a meravigliose espressioni surrealiste - " il più surrealisti di noi tutti ", secondo Breton - portate all'estremo, nella ricerca disperata dell'astrazione più pura. Miró gioca con i materiali, creando incisioni lignee ( suo nonno era un ebanista) e fondendo bronzi in statue rubate a mondi inventati. Raggiunge spazi che toccano la cultura giapponese ( tendenza molto in voga all'epoca ) con le litografie della raccolta Haiku realizzata nel 1967. Inoltre sono morbide e fantastiche, addirittura leggere anche le opere polimateriche della serie Sobreteixim (1972/73). Materia e colore si fondono in esplosione su supporti obsoleti. Un tappeto sfilacciato dai gatti e nodi sporcati d'acrilico.

Miró si perde in un mondo tutto suo che non ha classificazioni. Non è né astratto, né surreale né simbolico. Oggetti e linee indefinite, nascoste o in splosione da macchie di colore o nero totale fluttuano su tele incantate, magiche, impalpabili. Ricondotte ad un realismo secco attraverso i titoli descrittivi e concreti ( che Miró ritiene assolutamente necessari a completare l'opera ).

Anche la mostra sembra perdersi in un tempo ( quasi) senza tempo che si dimentica del consueto album biografico dell'artista e lascia a commento delle opere e del percorso soltanto frasi tratte dai libri stessi di Miró. Per amore di cronaca, questo aspetto potrebbe rientrare nella lista delle critiche alla mostra.

Ma per una volta, mi piacerebbe che l'empatia fra colori, macchie, parole e idee dell'autore avesse la meglio sull'idea che gli altri hanno avuto di lui. Basta innamorarsene in questa galleria di ritagli di sogni per desiderare un approfodnimento privato su chi. Cosa. E quando. Lo farete a casa.

Portandovi intanto negli occhi il più autentico e fantastico degli artisti. Qui Miró vi parla di Miró.
E quando è lui a parlarvi, state pur certi che la storia avrà il sapore di una favola infinita.
Vi circonda un volo di uccelli, sotto un manto di stelle


di Veronica Turiello

07 gennaio 2011
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