Necessaria una premessa: che fossimo in un Paese di estremismi ce ne eravamo accorti (in verità, anche per diversi altri aspetti); di essere in un Paese di integralisti invece, forse ancora no. L’integralismo è l’aspirazione ad attuare compiutamente i principî della propria ideologia nella vita politica, economica e sociale. Con tutti i mezzi possibili. La ‘ndrangheta, sulla scia di questo concetto, e con la finalità del profitto, fa sua una tragica aspirazione: fare di questo Paese, nel mondo, un esempio criminale di vita politica, economica e sociale... Se ci interroghiamo in particolare su quelli che possono essere i “processi di ibridazione” che riguardano il terrorismo islamico, pur consapevoli di ogni inevitabile, facile, semplificazione (perché anche in ordine a quest’argomento troppe sfumature ci sarebbero da fare a ogni passo del ragionamento), quegli stessi processi noi possiamo in un certo senso mutuarli e sovrapporli al meccanismo intrinseco di funzionamento della ‘ndrangheta calabrese. Anche se con le dovute necessarie precisazioni. Anche per la ‘ndrangheta cioè, assistiamo in continuazione alla formazione di gruppi nuovi, anche non conflittuali, che sposano la stessa causa, e che “ripetono” fondamentalmente il “tipo” di quelli geograficamente contraddistintisi e caratterizzanti, che, esattamente come quelli terroristici, riescono a dis-locarsi ovunque, in qualsiasi momento, naturalmente anche grazie a una fitta rete di comunicazione (orizzontale, flat, piatta, da pari a pari, non piramidale), ma soprattutto perché, nel mondo, questi gruppi possono operare e agire “autonomamente”, non dovendo obbedire a nessuna volontà gerarchico-piramidale…solo a un pensiero, a un “messaggio” (seppure diabolico), come esattamente è per i messaggi “propagandistici” di Al-Qaida. È in questo modo che la ‘ndrangheta sta diventando pensiero diffuso, di fondo, una contro-cultura ormai già da troppo tempo dominante anche a livello internazionale (transnazionale), per la sua longitudinale capacità di “convincere” e “contrapporsi”, “insinuarsi” (non solo intimidire e terrorizzare!). Al contrario di Al-Qaida però, non ha e non trova autorevoli oppositori ideologici, e neanche oppositori fra quelli, per così dire, “qualunquistici”. Anche gli scrittori raramente se ne occupano, senza né risonanza né attenzione. La ‘ndrangheta a differenza della Camorra non vuole essere e non è rappresentata, né ama passare attraverso feticci eroi negativi…la ‘ndrangheta è semplicemente: silenzio. E allo stesso modo del terrorismo islamico è un blob, come quello, nelle sue diverse declinazioni, si moltiplica attraverso organismi unicellulari (che per il terrorismo in particolare sono i Kamikaze). Il “locale” altro non è, in definitiva, che l’unità fondamentale di una nuova aggregazione/associazione di conflitto alla società, radicale e da radicare. La famiglia (la ‘ndrina) è una famiglia di sangue (non territoriale) che perciò può occuparsi dei propri interessi esattamente “dove si trova”, attraverso quel “locale”, e senza essere in generale disturbata da altre famiglie che si trovano altrove, o anche confinanti. Con queste micro strutture che si replicano continuamente non c’è un unico capo, anzi ogni capo è facilmente sostituibile, rimpiazzabile, quasi per un principio di “ridondanza”. La ‘ndrangheta poi, ancora diversamente da Al-Qaida (diventando in questo modo però più forte di Al-Qaida), non fa stragi di sangue, di civili, non semina il terrore a prescindere, di default, non promuove attacchi kamikaze, non ha e non fa martiri, se non eccezionalmente e in modalità specifica, non fa morti come invece fa attualmente la Camorra (in Campania) o come ha fatto in passato Cosa Nostra (in Sicilia), specialmente nel periodo dell’uccisione dei magistrati (i magistrati, per la ‘ndrangheta, è meglio comprarli che ucciderli!). Tant’è che Camorra e Cosa Nostra, oltre a volere sempre di più collaborare con le varie famiglie della ‘Ndrangheta, più potenti, si stanno anche riorganizzando sul modello di quest’ultima. Del resto, se si evita di creare interesse con le morti, si agisce anche meglio, soprattutto nei settori della criminalità economica attraverso i “colletti bianchi”. Con il “sistema” dei “locali” poi la ‘ndrangheta non soffre mai di emorragie…e ogni “cattura” non scalfisce, neanche minimamente, la struttura paritaria, orizzontale, né la tradizione o la cultura.. La ‘ndrangheta non c’ha neppure pentiti: sulla base della famiglia di sangue, della ‘ndrina, i suoi componenti non si tradiscono, e rimangono naturalmente solidali a ogni attacco della magistratura sferrato attraverso la polizia di Stato (per il merito del ministro dell’interno!). Ma allora cosa dobbiamo intendere per “ibridazione” al pari di quella di tipo terroristico? Che in sostanza ogni nuovo nucleo può mettersi e rimanere in proprio, pur in contatto o collaborando con gli altri, e anche per via di interessi diversi. Ogni “cellula” si accende e si spegne da sé. Anzi, per ciò che riguarda il fenomeno della ‘ndrangheta, sappiamo che c’è una sorta di “gestione” addirittura per competenze dei vari affari, anche su uno stesso territorio. C’è una segmentazione degli affari e una parcellizzazione delle risorse fino a coprire a modalità di tessere tutto il territorio dello stato, e poi ancora oltre, ma ogni tessera può essere sostituita, facilmente, senza minimamente intaccare l’intera struttura. E l’intera struttura, tutta insieme, fa paura! In questo modo ogni operazione di repressione, seppure di valore, è praticamente inutile. Nuovamente tutto ciò che si distrugge, si autorigenera in brevissimo tempo. Ecco anche perché i magistrati insistono nel dire che il loro presidio è “arretrato”: i magistrati arrivano dopo, arrivano soltanto a raccogliere i residui di ciò che già per la ‘ndrangheta è andato a buon fine. Arrivano quando il crimine è già stato “compiuto”, magari anche dopo molto tempo. Ecco perché insistono nel dire che è a livello delle “amministrazioni” locali che si devono combattere le mafie, perché le amministrazioni sono in prima linea, e possono “bloccare”, ancor prima di ogni delitto, l’azione criminosa, prevedendo e prevenendo che, in particolare la ‘ndrangheta, per la sua modalità di essere “cisti” che va in metastasi pervadendo tutto l’organismo del sistema sociale, cerchi aderenze e connivenze (specialmente politiche) proficue. I picciotti calabresi sono fatti così: colonizzano, occupano a poco a poco, “corrompono” (rovinando) tutto del nostro Paese. Sono come l’acqua, in un’organizzazione criminale “liquida” che, come l’acqua, arrugginisce l’intera impalcatura dei diritti. Ecco perché quando Saviano dice che la ‘ndrangheta “si è spostata” (ed è di fatto ancora itinerante) al nord, dobbiamo intendere che al nord nuove famiglie, nuovi locali, doppiati e identici, stiano cercando (o nella peggiore delle ipotesi abbiano già trovato) nuovi territori per riprodursi in autonomia. E di questo dobbiamo seriamente preoccuparci tutti, perché al nord quei focolai perversi di criminalità violenta, integralista, daranno il via (se non hanno già dato il via) a una malavita, anche diversa (e per l’appunto ibrida) da quella messa in atto nelle regioni del sud, magari invadendo l’attività degli imprenditori, e però seguendo quella stessa tipologia vincente di strutturazione orizzontale, cioè esattamente sul “tipo” di quella calabrese. Si arriverà al momento in cui tutto il nostro Paese sarà “occupato”, interamente, da forze integraliste estremiste, violente e imperiose. Il suggerimento è che i leghisti, con le loro politiche di salvaguardia del territorio e dell’integrità dell’identità, dovranno stare attenti, e non alle moschee, di cui, è risaputo, si fanno furiosi e acerrimi oppositori al fine di evitare, come divulgano, ogni insediamento terroristico…ma ai “locali” della ‘ndrangheta, che nel nord stanno già sviluppandosi e da molto tempo con tutti i loro interessi, ottenendo, già insediati, magnifici risultati, e in particolare attraverso i grossi appalti delle “ricche” amministrazioni lombarde. E non c’è da rimanere offesi per l’avvertimento. La ‘ndrangheta ha già impoverito tutti i calabresi cominciando al sud, lasciando loro soltanto un primitivo senso di appartenenza, non vorremmo che anche dei “lumbard”, e usando proprio quello stesso metodo, resti parimenti uno spettro.
di Chiara Merlo