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TEATRO DI ROMA/INDIA

TEATRO DI ROMA/INDIA
di Chiara Merlo

(04 ottobre 2010) “LEAR” per cominciare. Da William Shakespeare. L’adattamento è di Ken Ponzio e Antonio Latella (anche regia), con l’interpretazione di Giorgio Albertazzi, e apre la stagione dello spazio “sperimentale” del teatro di Roma il 28 settembre (fino al 17 ottobre). Un testo sull’insicurezza. Una storia di padri e di figli “in cui ogni singolo spettatore è chiamato a tuffarsi, negli occhi, nelle maglie del tempo, nelle pause, nei respiri, nei tremolii mai incerti, nella follia bambina del maestro Giorgio Albertazzi. Ma anche nel silenzio dell’amore che dà alle parole stesse la vertigine del nulla.” Interessanti drammaturgia e regia. Latella predispone nell’attesa. “Nell’atto non ancora compiuto”, ogni evolversi della tragedia.
Ma il nuovo cartellone è ricco e assai sfaccettato...di attese. 31 spettacoli, 3 produzioni e 3 co-produzioni. Il teatro India per un progetto di teatro. Anche se ancora (e senza troppa meraviglia dei giornalisti intervenuti alla conferenza stampa del 14 settembre) mancano i dirigenti, le linee guida. E infatti al momento non ci è dato conoscere né il nuovo Presidente del Cda, né il nuovo Direttore Artistico del Teatro di Roma (si vocifera Scaparro). Sarà a sorpresa, a giochi già iniziati. Ancora una volta nell’attesa, dove da sempre si consuma ogni aspettativa di rinnovamento.
E come per tutti i progetti teatrali che giacciono in agonia, a maggior ragione per quelli dei teatri stabili, in particolare per i teatri della capitale (eppure nuovo esempio di autonomia e indipendenza), bisognerà forse, anche in questo caso, fare di nuovo i conti con la politica delle poltrone.
Intanto, questa è l’ultima conferenza stampa di Oberdan Forlenza, e perciò ci tiene a sottolineare quale è stato il suo operato negli ultimi 10 anni: consegnare un luogo alla città non più sconosciuto, e in più sensibilmente abituato a molteplici voci di sottofondo.
E allora avanti con i Classici del Tempo Presente e con la Drammaturgia Internazionale di nuovo respiro. In scena, nella prima prospettiva, oltre a “LEAR” di Latella, come già annunciato, e a “DON CHISCIOTTE” di Cervantes (agli inizi di giugno) dello stesso regista (che usa ancora una volta la “sala d’attesa o forse una stazione ferroviaria” come ambientazione del nulla, e dove il tempo non esiste ed è perciò anche più facile comprendere il delirio dei personaggi), gli “ORAZI E I CURIAZI” (a fine giugno), con la regia di Fabrizio Arcuri. Questo drastico regista, con la sua compagnia (degli ArteFatti), rifacendosi per questo spettacolo a Brecht, racconta gli avvenimenti sovrapponendoli in modo singolare, e alterandoli, quelli reali e quelli rappresentati, in un cortocircuito tra realtà e finzione che accumula ogni ambiguità del pensiero e che perciò difficilmente viene sfumato.
Sempre tra i Classici, ma sotto forma di letture contemporanee, “ATTO SENZA PAROLE” di Beckett (sempre a giugno), con la regia di Pierpaolo Sepe, nel tentativo di capirne tutto il linguaggio; “NELLA PIETRA” di Christa Wolf (a maggio), con la regia di Enrico Frattaroli, una metafora dove è il dolore ad essere solidificato; “I PROMESSI SPOSI ALLA PROVA” di Testori (22 febbraio – 6 marzo), con la regia di Federico Tiezzi; “MELAMPO”, recupero di un’opera inedita di Ennio Flaiano (19 – 31 ottobre), con la regia di Massimo De Rossi e “LA SIRENA” (9 – 20 febbraio), dal racconto “Lighea” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con la drammaturgia di Luca Zingaretti.
Tra le riletture merita particolare attenzione l’opera “20 NOVEMBRE” di Lara Norén (3 -7 novembre), con la regia e l’interpretazione di Fausto Russo Alesi, un poetico monologo ispirato a tragici episodi accaduti in un liceo tedesco, a partire da un diario di un adolescente assassino; “FREDDO”, della stessa autrice (7 – 17 aprile), per la regia di Marco Plini, un atto di denuncia, un contributo alla riflessione su una cultura della tolleranza e “FINALE DI PARTITA” (22 marzo - 3 aprile), sempre di Beckett, con la regia di un raffinatissimo Massimo Castri.
Nella prospettiva della Nuova Drammaturgia, anche Internazionale: “A CORPO MORTO” di e con Vittorio Franceschi, con la regia di Marco Sciaccaluga (dall’8 al 14 novembre), verso il tema della morte e la sua complessità; “PHAEDRA’S LOVE” di Sarah Kane, con la regia di Iva Milosevic, spettacolo in lingua serba con sopratitoli in italiano (3 e 4 febbraio) che mette in scena desiderio, amore e violenza estrema con motivi di solitudine e sofferenza; “TERRA MATTA” (15 – 20 marzo), adattamento e regia di Vincenzo Pirrotta, la lotta per una sopravvivenza tutta terrena, “GRIMMLESS” (29 marzo – 2 aprile) degli straordinari Ricci e Forte, una fiaba in metamorfosi che non lascia scampo, dove noi, ribaltati e fratturati, cerchiamo di “sollevare gli occhi dall’asfalto che abbiamo preso come riferimento per un’esistenza senza maiuscole”; “IL VECCHIO E IL CIELO”, una ricognizione sulla vecchiaia tratteggiata da Cesare Lievi (dal 12 al 21 aprile); “AUNTIE & ME (Mia zia ed io)” (14 – 22 maggio) del drammaturgo canadese Morris Panych, con la regia di Fortunato Cerlino e ancora mai rappresentato in Italia, che racconta la solitudine dei non amati; “ORSON WELLES’ROAST” (28 maggio – 5 giugno), i monologhi di Giuseppe Battiston; “LA CANZONE DI NANDA” (14 – 19 giugno), un affresco poetico sulla Pivano con la regia di Gabriele Vacis e “LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI” (22 – 26 giugno), una lettura concerto interpretata da Ginestra Paladino.
Ma l’India è anche “un palcoscenico per riflettere” e allora propone i temi della disabilità, con “IL CAMPETTO (I TRE BINARI)” per la regia di Roberto Gandini (21 – 27 ottobre); i temi della guerra civile, con “SEMI D’ACCIAIO” (4 – 7 novembre), la regia è di Leonardo Petrillo; i temi della Storia, con “LA REPUBBLICA DI UN SOLO GIORNO” (24 novembre – 5 dicembre) e “PIAZZA D’ITALIA” (7 – 12 dicembre), regia di Marco Baliani; i temi dell’ebraismo, con “IL DIO CONTESO” (8 – 13 marzo) drammaturgia di Adriana Martino; i temi del disagio sociale, con “EDIPO” (5 – 9 aprile), ispirato all’opera di Pasolini, scritto e diretto da Nanni Garella; i temi del conflitto, con “LINE” (27 aprile – 8 maggio) di Israel Horovitz, a cura di Walter Le Moli; i temi della violenza, con “EXTREMITIES” (3 – 8 maggio) di William Mastrosimone e la regia di Bruno Armando; i temi della malattia, con “FACCIA DA CUCCHIAIO” (17 – 21 maggio) di Lee Hall e la regia di Marco Carniti; i temi della rivolta sociale, con “ALEXIS. UNA TRAGEDIA GRECA” (25 – 29 maggio) ideazione e regia Casagrande/Nicolò, e i temi della criminalità, con “LAVORI IN CORSO” (15 – 19 giugno) di Claudio Fava, regia di Ninni Bruschetta.
Tutto inizia con Re Lear, aspettiamo di vedere tutti gli altri.
04 ottobre 2010
Articolo di
nostoi
Rubrica:
Teatro


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