TEATRO DI ROMA/INDIA
di
Chiara Merlo
Ma il nuovo cartellone è ricco e assai sfaccettato...di attese. 31 spettacoli, 3 produzioni e 3 co-produzioni. Il teatro India per un progetto di teatro. Anche se ancora (e senza troppa meraviglia dei giornalisti intervenuti alla conferenza stampa del 14 settembre) mancano i dirigenti, le linee guida. E infatti al momento non ci è dato conoscere né il nuovo Presidente del Cda, né il nuovo Direttore Artistico del Teatro di Roma (si vocifera Scaparro). Sarà a sorpresa, a giochi già iniziati. Ancora una volta nell’attesa, dove da sempre si consuma ogni aspettativa di rinnovamento.
E come per tutti i progetti teatrali che giacciono in agonia, a maggior ragione per quelli dei teatri stabili, in particolare per i teatri della capitale (eppure nuovo esempio di autonomia e indipendenza), bisognerà forse, anche in questo caso, fare di nuovo i conti con la politica delle poltrone.
Intanto, questa è l’ultima conferenza stampa di Oberdan Forlenza, e perciò ci tiene a sottolineare quale è stato il suo operato negli ultimi 10 anni: consegnare un luogo alla città non più sconosciuto, e in più sensibilmente abituato a molteplici voci di sottofondo.
E allora avanti con i Classici del Tempo Presente e con la Drammaturgia Internazionale di nuovo respiro. In scena, nella prima prospettiva, oltre a “LEAR” di Latella, come già annunciato, e a “DON CHISCIOTTE” di Cervantes (agli inizi di giugno) dello stesso regista (che usa ancora una volta la “sala d’attesa o forse una stazione ferroviaria” come ambientazione del nulla, e dove il tempo non esiste ed è perciò anche più facile comprendere il delirio dei personaggi), gli “ORAZI E I CURIAZI” (a fine giugno), con la regia di Fabrizio Arcuri. Questo drastico regista, con la sua compagnia (degli ArteFatti), rifacendosi per questo spettacolo a Brecht, racconta gli avvenimenti sovrapponendoli in modo singolare, e alterandoli, quelli reali e quelli rappresentati, in un cortocircuito tra realtà e finzione che accumula ogni ambiguità del pensiero e che perciò difficilmente viene sfumato.
Sempre tra i Classici, ma sotto forma di letture contemporanee, “ATTO SENZA PAROLE” di Beckett (sempre a giugno), con la regia di Pierpaolo Sepe, nel tentativo di capirne tutto il linguaggio; “NELLA PIETRA” di Christa Wolf (a maggio), con la regia di Enrico Frattaroli, una metafora dove è il dolore ad essere solidificato; “I PROMESSI SPOSI ALLA PROVA” di Testori (22 febbraio – 6 marzo), con la regia di Federico Tiezzi; “MELAMPO”, recupero di un’opera inedita di Ennio Flaiano (19 – 31 ottobre), con la regia di Massimo De Rossi e “LA SIRENA” (9 – 20 febbraio), dal racconto “Lighea” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con la drammaturgia di Luca Zingaretti.
Tra le riletture merita particolare attenzione l’opera “20 NOVEMBRE” di Lara Norén (3 -7 novembre), con la regia e l’interpretazione di Fausto Russo Alesi, un poetico monologo ispirato a tragici episodi accaduti in un liceo tedesco, a partire da un diario di un adolescente assassino; “FREDDO”, della stessa autrice (7 – 17 aprile), per la regia di Marco Plini, un atto di denuncia, un contributo alla riflessione su una cultura della tolleranza e “FINALE DI PARTITA” (22 marzo - 3 aprile), sempre di Beckett, con la regia di un raffinatissimo Massimo Castri.
Nella prospettiva della Nuova Drammaturgia, anche Internazionale: “A CORPO MORTO” di e con Vittorio Franceschi, con la regia di Marco Sciaccaluga (dall’8 al 14 novembre), verso il tema della morte e la sua complessità; “PHAEDRA’S LOVE” di Sarah Kane, con la regia di Iva Milosevic, spettacolo in lingua serba con sopratitoli in italiano (3 e 4 febbraio) che mette in scena desiderio, amore e violenza estrema con motivi di solitudine e sofferenza; “TERRA MATTA” (15 – 20 marzo), adattamento e regia di Vincenzo Pirrotta, la lotta per una sopravvivenza tutta terrena, “GRIMMLESS” (29 marzo – 2 aprile) degli straordinari Ricci e Forte, una fiaba in metamorfosi che non lascia scampo, dove noi, ribaltati e fratturati, cerchiamo di “sollevare gli occhi dall’asfalto che abbiamo preso come riferimento per un’esistenza senza maiuscole”; “IL VECCHIO E IL CIELO”, una ricognizione sulla vecchiaia tratteggiata da Cesare Lievi (dal 12 al 21 aprile); “AUNTIE & ME (Mia zia ed io)” (14 – 22 maggio) del drammaturgo canadese Morris Panych, con la regia di Fortunato Cerlino e ancora mai rappresentato in Italia, che racconta la solitudine dei non amati; “ORSON WELLES’ROAST” (28 maggio – 5 giugno), i monologhi di Giuseppe Battiston; “LA CANZONE DI NANDA” (14 – 19 giugno), un affresco poetico sulla Pivano con la regia di Gabriele Vacis e “LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI” (22 – 26 giugno), una lettura concerto interpretata da Ginestra Paladino.
Ma l’India è anche “un palcoscenico per riflettere” e allora propone i temi della disabilità, con “IL CAMPETTO (I TRE BINARI)” per la regia di Roberto Gandini (21 – 27 ottobre); i temi della guerra civile, con “SEMI D’ACCIAIO” (4 – 7 novembre), la regia è di Leonardo Petrillo; i temi della Storia, con “LA REPUBBLICA DI UN SOLO GIORNO” (24 novembre – 5 dicembre) e “PIAZZA D’ITALIA” (7 – 12 dicembre), regia di Marco Baliani; i temi dell’ebraismo, con “IL DIO CONTESO” (8 – 13 marzo) drammaturgia di Adriana Martino; i temi del disagio sociale, con “EDIPO” (5 – 9 aprile), ispirato all’opera di Pasolini, scritto e diretto da Nanni Garella; i temi del conflitto, con “LINE” (27 aprile – 8 maggio) di Israel Horovitz, a cura di Walter Le Moli; i temi della violenza, con “EXTREMITIES” (3 – 8 maggio) di William Mastrosimone e la regia di Bruno Armando; i temi della malattia, con “FACCIA DA CUCCHIAIO” (17 – 21 maggio) di Lee Hall e la regia di Marco Carniti; i temi della rivolta sociale, con “ALEXIS. UNA TRAGEDIA GRECA” (25 – 29 maggio) ideazione e regia Casagrande/Nicolò, e i temi della criminalità, con “LAVORI IN CORSO” (15 – 19 giugno) di Claudio Fava, regia di Ninni Bruschetta.
Tutto inizia con Re Lear, aspettiamo di vedere tutti gli altri.