Da ragazzini voi sognate di diventare calciatori, noi sprinter
( Usain Bolt)
Ad aspettare Godot, attraverso le vie profumate di Gerusalemme ci arriveremo correndo. Non tutte le attese di un nulla inevitabile sono amarezza. Delusione.
Leggendo Qualcuno con cui correre di David Grossman si ha la certezza che il viaggio è sempre l'attesa e mai l'arrivo. E' il vento che sbatte sulla tua faccia, mentre corri. E'l'ossigeno al tuo battito. Può mai un rimbocco di ossigeno essere amarezza? Delusione?
Con tratti sottili, Grossman disegna una meta sognata in fondo ad una strada. Immagini, odori, suoni, parole verso il cielo. La strada è questa storia e i suoi eroi moderni ci arriveranno, come i suoi lettori, di corsa.
Il polso accelerato diventa strutturale alla lettura, il nodo essenziale della scrittura delicata e fiabesca si scioglie in parole leggère come piume ma veloci come il vento della città santa.
Una Gerusalemme inusuale, lontana dalle immagini di guerra e santità, piena di vita, di splendori o di baratri profondi.
La scelta stilistica è particolare, quasi fosse un discorso fatto a se stessi. Come può una stella sola osare. La bellezza dei titoli dei paragrafi apre l'immaginario ad un mondo che affonda le radici nella favolistica classica e Qualcuno con cui correre diventa un quaderno di preparazione ad un libro vero, dove l'autore annota le immagini che vuole raccontare e le abbozza.
Il lettore sente le immagini così come si costruiscono nel pensiero autoriale.
La storia del giovane e acerbo Assaf, adolescente insicuro e impacciato si intreccia a quella di Tamar, determinata e testarda ragazzina, promessa del canto, decisa a salvare dal baratro della
tossicodipendenza il fratello musicista, prigioniero di una banda di sfruttatori di artisti di strada.
La strada è metafora del cammino verso i sogni: un tappeto d'asfalto con buche in cui inciampare e pozzanghere da evitare o papaveri rossosangue che ti sorprendono all'improvviso con impalpabile forza, spaccando l'asfalto e rubandoti un palpito.
Le vite di Assaf e Tamar vengono fuori alternandosi nelle pagine quasi sussurate : Grossman sposta senza preavviso la narrazione dall'una all'altra esistenza creando il giusto straniamento, un intontimento per il lettore simile a quello dei personaggi narrati.
Così Assaf conoscerà Tamar dall'incontro con la suora di clausura rinchiusa da 50 anni nel suo palazzo, invecchiata al riparo dalle cose del mondo, circondata da libri e protetta da un giardino di frutti odorosi. Saprà cose di Tamar dall'amica Leah, amica del cuore di Tamar.
Assaf leggerà di Tamar attraverso i suoi diari.
L'immersione nell'intimo del diario privato dove Tamar svela se stessa. E' qui che diventa necessario trovarla per salvarla. Una missione che ha la pretesa di essere ricerca di un' infatuazione, ricerca amorosa.Forse, già amore.
Tamar vivrà invece una vita separata dal resto dei personaggi che paradossalmente continueranno ad incontrarsi per arrivare a salvare lei.Una falena che gira pericolosamente sulla candela che potrà bruciarla. Incosciente del pericolo.
Fuori dalle leggerezze dell'adolescenza con la forza volitiva dell'amore verso il fratello Tamar andrà contro l'arrendevolezza del mondo adulto, quello dei genitori, rassegnati e vinti ad aver perso il proprio figlio per sempre. L'amore, ancora.
La tensione emotiva ha la leggerezza delle gambe avviate alla corsa in discesa. Il fiato si fa corto quando si avverte il traguardo vicino. Ma questa corsa si ferma un attimo prima del traguardo.
Come fa il corridore esausto s'accorge d'esser solo e arriva camminando al traguardo.
Lo sprint camminato non è più uno sprint.
La scena finale del libro è un'elenco di azioni che taglia di netto il pathos così lungamente creato. E' come una sequenza cinematografica. Un insieme di fotografie immobili.
La storia finisce come nelle fiabe proppiane degli scrittori russi: l'eroe salva la sua donzella dopo aver combattuto con prove d'astuzia gli antagonisti e inoltre diventa un principe, dopo aver scoperto una identità nobile che non immaginava d'avere.
L'amore. C'è spazio anche per l'amore che diventa una promessa. La ricerca di qualcuno con cui correre è finita.
La morale è un soffio. Vale la pena correre, sempre, malgrado l'arrivo non si veda.
Ci si guadagna il fiato. La corsa stessa. E il vento sulla faccia
di Veronica Turiello
Copertina, Mondadori,Oscar Contemporanea