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Allusioni

Allusioni
di Chiara Merlo

(08 ottobre 2009) Le Sentenze della Consulta non sono opinioni

«La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze
n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e
n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124, per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione»

Certamente questa netta posizione di rigetto ha le sue tragiche e comiche conseguenze socio-politiche.

Il dubbio principale è questo. Perché se il lodo Alfano aveva semplicemente "funzione sospensiva" per "eventuali" processi alle più alte cariche dello Stato, e valore imparziale (impersonale) in linea con le norme costituzionali di altri paesi moderni (come la Francia), la "bocciatura", nel suo immediato risvolto, ha comportato così tali e tante emergenze auto-difensive da motivare gli assalti verbali, lanciati allo sbaraglio, contro il Presidente della Repubblica, e gli stessi Giudici della Corte Costituzionale?! Fino a prendersela, esageratamente (con dichiarazioni sessiste!), con la Rosi Bindi, per un timido suo approccio di dissenso? Sintomo forse di un non più attuale stato di onnipotenza? Forse che, in pericolo di giudizio, assediato politicamente, come egli stesso tenta di dimostrare, ora il Premier non sappia più distrarsi, né distrarre con i suoi capricci sessuali l'immaginifico dei suoi elettori, neanche abusando dei mezzi di comunicazione di massa che ora, loro malgrado, proprio perché "drogati" di sesso mediatico, sono tutti "puntati" a soddisfarsi del nuovo eccesso del momento: la decisione politica della Corte Costituzionale che manda nuovamente al processo la vittima sacrificale dei tribunali? Carnali sovrapposizioni. Sguaiate esternazioni politiche diffuse. Sta di fatto però che ora il divertente e goliardico diventa il "gotico italiano", per il "Times". E a rendere più cupa, più tirata, l'espressione del "volto" del nostro Stato, c'è una nota ufficiale di Fini, il delfino dell'ormai vecchio leader dei consensi. «L'incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato», questo ha detto l’ex guida politica di An. Che interesse avesse Fini poi a dir ciò!? Insomma tutto sembra davvero congiurargli contro, finanche i terremoti e le alluvioni! Se non fosse che le decisioni della Corte Costituzionale devono valutare "solo giuridicamente" la costituzionalità delle norme. E le decisioni non possono essere politiche, pur avendo in questo caso turbolente conseguenze politiche. Ma questo esattamente cosa vuol dire? E perché sui giornali/titoli non è stata spiegata bene la portata costituzionale dell'articolo 3 e dell'uguaglianza "sostanziale" dei diritti "inviolabili", distinguibili per ogni cittadino italiano? Semplicemente citarlo, l'art. 3, all'ombra dell'art. 138 è uno squallido, subdolo occultare. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Se pure è una dichiarazione di principio, un'idealità di diritto, non di meno ha le sue fondate ragioni realistiche. Creare situazioni di immunità "aggiuntive" significa, in sostanza, stabilire inique, oltre che ingiuste, condizioni di privilegio e perciò di disuguaglianza, tanto più se queste immunità vanno a soccorso di situazioni processuali già in atto (e non eventuali), e ancora di più se queste situazioni processuali sono a carico di chi, almeno per etica politica, non dovrebbe averne di pendenti. Ma la diatriba sembra infettarsi sulla spiegazione, da costituzionalisti dell'ultim'ora, che i nostri "onorevoli" danno alla incostituzionalità, con riferimento all'art. 138 in questione, e non citato nella pronuncia precedente (a una precedente legge "Alfano", però chiamata "Schifani"). Perché la Corte non ha tenuto in considerazione anche allora questo articolo che soltanto adesso decide inopportunamente delle sorti del nostro Governo? Insomma, decisa l'incostituzionalità già una volta, ma in virtù solo dell'art. 3 (e dell'art. 24), e non anche dell'art. 138 (ritenuto dai giudici come semplicemente "assorbito" nell'incostituzionalità più grave), adesso, pur ribadendosi nuovamente la lesione dell'art. 3, si configura la violazione (apparentemente) "nuova" dell'articolo 138. C'è forse stato un errore grossolano nell'intenzione di far inciampare una seconda volta la legge, ma stavolta con una scusa in più, un motivo di illegittimità che già poteva essere messo in evidenza anche allora? E in modo tale che non ci sia più il tempo per rimediare? Un nuovo percorso normativo potrebbe superare infatti la legislatura (e in particolare potrebbe essere in ritardo rispetto ai processi). Ma ci pare questa un'interpretazione maliziosa e assai contorta. La realtà è che questa recente pronuncia ha messo nuovamente in evidenza che la legge viola l'art. 3 (e questa è la cosa più importante) e che poi, in più, disattende anche il disposto dell'art. 138, ma non è questo un elemento nuovo, è un elemento semplicemente esplicitato. Una legge come quella Alfano non può fare il percorso ordinario, deve necessariamente fare il percorso che fanno tutte le leggi che trattano valori costituzionali. A maggior ragione se intendono violarli. E poi non si può tentare ogni volta di rifare la stessa legge col pensiero prima o poi di farla franca. Allora, se è così - dicono sempre quelli - ha sbagliato il Presidente della Repubblica che ha "confermato" il volere del Parlamento promulgando la suddetta legge già in origine illegittima. Questo dicono gli esponenti più faziosi del Governo, facendo finta di non sapere che il potere di Napolitano, pure discrezionale, non può nulla contro le scelte normative "reiterate" del Parlamento, salvo poi che le stesse possono essere dichiarate incostituzionali proprio dalla Corte nella sua funzione specifica. E poi, fosse vero, un Presidente così "sfacciatamente" di sinistra non si sarebbe certo lasciato scappare l'occasione di decidere prima il futuro politico della maggioranza cui fa subdolamente opposizione. Allusioni. Sono semplici, pure, allusioni. Tutto deve diventare fingimento. E tutto può essere suggerito all'orecchio dell'opinione pubblica pur di estraneare il disagio e l'inadeguatezza di essere "imputato".

08 ottobre 2009
Articolo di
nostoi
Rubrica:
Società


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