Il Paradiso perduto
di
Paola Merlo
Delle lenti messe insieme in un tubo, quasi un giocattolo, ideato in Olanda e venduto nelle strade della Venezia degli inizi del 1600, il telescopio e' trasformato in strumento potentissimo dalle mani di Galileo Galilei.
La sua sagoma si staglia contro lo sfondo blu notte, inoffensiva, statica eppur drammatica. Tutta la compagnia gli ruota intorno, in una estenuante danza fra Scienza e Fede, credenza e verita', potere e contropotere.
Quello che uno strumento tanto potente permette finalmente di scrutare non e' neanche lontanamente grande quanto l'abisso filosofico che sia apre davanti all'umanita'.
La semplice prova dell'universo, infinito, fatto di incontabili altre stelle, visibile finalmente agli occhi di tutti e non solo alle menti di pensatori come Copernico e Bruno, dissipa l'immagine delle sfere celesti e disperde Dio in una dimensione che paradossalmente e' piu' vicina all'uomo.
Il conflitto che piano sgrana nell'opera di Brecht non e’ solo tra Scienza e Chiesa, ma all’interno della Scienza stessa, che deve assolutamente essere capace di sfidare e superarsi, muovere cio' che e' fermo, capovolgere i mondi se le prove, la ragione, aiutano l'intuizione.
Il Galileo che Brecht descrive non e’ l’uomo del dubbio ma l’uomo della certezza, dalla fiducia incondizionata nel genere umano, nella ragione come legge suprema. Questa fede incrollabile lo pone davanti al dramma interiore di dover scegliere tra la passione per la verita' e il proprio ego, la vanita'. Galileo, salvandosi la vita, abiurando, vergognosamente ritrattando la verita', rimane pero' fedele all'uomo e alle sua ragione, porta a compimento la sua opera, che nascosta e diffusa clandestinamente in tutta Europa, e' certo sara' accolta da chi ha il coraggio di sapere leggere l'evidenza.
La regia di David Wheeler rende dinamico il palcoscenico, quasi totalmente circondato dalla platea. Gli attori interpretano personaggi a tuttotondo, impegnati nel racconto e persi nello spazio circostante con il solo conforto delle luci di scena.
Di rilievo l'interpretazione di Richard McElvain (Galileo) e Robert Najarian (Sagredo).
Interessante anche l'intermezzo carnevalesco fatto con un teatro di marionette giganti.
"The Life of Galileo" e’ una produzione del Catalyst Collaborative@MIT, una inizitiva di teatro scienza lanciata dall’MIT (Massachusetts Institute of Technology) e l’Underground Railway Theater.
FIno al 17 Maggio, Central Square Theatre, Cambridge.