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-IL DELIRIO- PRIMA PARTE

-IL DELIRIO- PRIMA PARTE
di Carla Primiceri

(02 novembre 2008) -IL DELIRIO- PRIMA PARTE.
Tratto da "Kastalias e il Solstizio d'Inverno"

L’acqua si mosse formando dei cerchi definiti dal centro verso l’esterno.
La terra tremò leggermente, i fusti e i sinuosi rami ondeggiarono dolcemente lasciando che le argentee foglie degli olmi cadessero leggere sulla superficie dello stagno.
Il suono di un’antica arpa celtica si effuse nell’aria, forse portata dal vento di un tempo ormai lontano, il cielo prese una velata sfumatura violacea aprendosi sulla linea dell’orizzonte ad un trasparente fascio di luce dorata.
L’acqua si mosse ancora rivelando dal suo profondo una mistica figura androgina che lenta emergeva dagli abissi.


La dama procedeva leggiadra e lenta verso la riva, con le braccia aperte, era ricoperta di alghe color pavone, indossava un abito impalpabile, più simile ad una seconda pelle, sfumava dal verde fango al verde smeraldo, ravvivato qua e là da schizzi di blu intenso. Aveva lunghi capelli ondulati color granito e gli occhi grandi affusolati, brillanti di un colore indefinito, ma incredibilmente affascinante. Portava sulla fronte un fregio in metallo che presentava al centro un piccolo disco intagliato con lettere di antiche lingue, quattro lettere. Al collo uno stretto collare concepito allo stesso modo del fregio, stretti ai polsi alti bracciali che riportavano gli stessi intagli. La creatura la osservò intensamente e poi piano come un sussurro pronunciò il suo nome: “…Kastalias…” Un soffio di vento la sospinse all’indietro velocemente con violenza. Si ritrovò al buio e al freddo, in un luogo umido e maleodorante che non riconosceva. Era immobile, non riusciva a muoversi in nessuna direzione, era come trattenuta dall’interno, dal centro del suo corpo. Sebbene pensasse di voler urlare, la sua bocca non si apriva. Quattro punti, due sul basso soffitto e due sul pavimento s’ illuminarono di una luce fredda, una luce che Kastalias aveva già visto. Erano dei dischi al cui interno erano intagliati nella roccia quattro lettere in sequenza, dalla sinistra in alto in senso orario. Erano le quattro lettere iniziali di un antico alfabeto che Kastalias conosceva bene. Si sentì fortemente attratta dai simboli, le sue mani e i suoi piedi vi si posizionarono contro la sua volontà. Una fortissima energia partì dai quattro intagli nella roccia. Kastalias si sentì come all’interno di una sfera di cristallo che vorticosamente girava in tutte le direzioni a diverse velocità, la forza che i simboli emanavano era in netto contrasto con la forza che Kastalias sentiva scaturire dal centro di se, questo conflitto interno-esterno era lancinante. Era come se stesse per implodere, e ciò che la circondava stesse per esplodere allo stesso istante. Nel momento di maggiore intensità di forza delle due energie, una luce prima fioca e poi gradualmente accecante apparve al fondo, delineando i profili di un noto luogo: il tunnel. La luce avanzò con furia investendo Kastalias, sbalzandola violentemente fuori al di là della porta, Il pesante oblò blindato si richiuse lasciando affiorare ancora fasci sottili di luce attraverso le diverse serrature e le cerniere, l’assordante frastuono metallico e un forte fischio che sembrava provenire direttamente dagli inferi… Kastalias ancora visibilmente scioccata si rialzò, decisa a utilizzare tutto il coraggio di cui era capace,si riavvicinò all’oblò, con la mano destra toccò il freddo metallo, afferrò la maniglia principale, pronunciò nel giusto ordine le quattro lettere dell’antico alfabeto. Inaspettatamente il fischio assordante si udì ancora, il cancello si aprì e Kastalias fu nuovamente investita dalla forte luce, una voce lontana, suadente continuava a pronunciare il suo nome… “Kastalias…Kastalias…” Kastalias sentì ricadere sulle sue guance una calda lacrima, gli occhi si riabituarono alla luce del vivo fuoco nel caminetto della sala centrale, davanti a lei Titus, il cane, le aveva appoggiato l’ umido muso sul ginocchio e la guardava intensamente elemosinando una carezza. Seduto sulla poltrona di fronte P. con in mano un libro di poesie russe del 19° secolo. La stanza era illuminata solo dalla scoppiettante luce del camino, e Kastalias capì di aver avuto una visione. Non provava angoscia o paura, come spesso le accadeva dopo i consueti incubi. Stavolta si trattava più di una sorta di consapevolezza razionale. Era la prima volta che riusciva a partecipare attivamente all’evolversi di uno dei suoi sogni, questo la inquietava ancora di più. Cosa significava tutto ciò, perché continuava a vivere in questi universi paralleli? Chi erano le persone che vedeva nei suoi sogni. Erano reali o rappresentavano solo qualcosa che per lei era ancora un enigma? Enigmi…enigmi oscuri che dovevano essere interpretati, forse l’avrebbero portata a qualche scoperta incredibile, forse l’avrebbero condotta verso la luce, quella luce che tanto la tormentava e che le stava portando via la serenità e la normalità, spingendola invece in un baratro senza ritorno…


02 novembre 2008
Articolo di
primka
Rubrica:
Versi Liberi


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